sabato 13 dicembre 2014

Di nuovo da Bari ...


Di nuovo da Bari (il 12 dic pomeriggio) …
per l’esattezza da Cassano Murge, dove ho dato il 3° ed ultimo ritiro al clero, questa volta sul tema Il discernimento e il ministero del pastore.
Vi avevo promesso il blog già molti giorni fa, ma lo tzunami mediatico ha un po’sconvolto la mia tempistica e non volevo sottrarre tempo allo studio e agli incontri. Vi scrivo dunque al termine delle mie settimane romane.
È stato un tempo utile, profondamente diverso da quello sull’eremo viaggiante e in Turchia, ma complementare. Quando avevo pensato a questi due mesi sabbatici, erano affiorate alla mia coscienza queste due intuizioni e sono contento che alla fine si siano rivelate giuste e anzi molto più ricche del previsto.
L’imprevisto si è concretizzato in 4 interviste telefoniche e 4 trasmissioni televisive, l’ultima domenica scorsa su RAI ITALIA INTERNATIONAL, dove sono stato nuovamente invitato alla trasmissione Cristianità.

venerdì 28 novembre 2014

Dalla capitale del cattolicesimo latino



Dalla capitale del cattolicesimo latino

Sono ormai 2 settimane che non vi scrivo e mi dispiace, ma i cambiamenti si sono susseguiti ad un ritmo un po’ serrato e la vita romana ha richiesto un certo rodaggio …
Eravamo rimasti che avevo iniziato la via del ritorno, ma ancora vi scrivevo dalla costa ionica, dove pure era rrivato un discreto cambiamento climatico.
Arrivato a Cassano sulle Murge, mi sono concentrato sulla seconda puntata del ritiro ai sacerdoti della diocesi di Bari, sempre col vescovo presente. Questa volta l’apprezzamento è stato palese e sono ripartito molto contento. Tuttavia quella sala con un centinaio di preti e più, non è il mio ambiente …

venerdì 14 novembre 2014

Sulla strada del ritorno



13 novembre

Cari amici, ci siamo lasciati l’8 nov. sera, ero a Mardin, sud est Turchia.
La mattina dopo ho preso l’aereo per Istanbul, mentre il fido Murat iniziava il viaggio di ritorno per riportare ad Antalya l’auto presa a nolo. Un amico l’ha raggiunto e così facevano il viaggio insieme.
Arrivato alle 14 in albergo a Istanbul, avevo qualche ora a disposizione. Ho guardato 2-3 alberghi per i gruppi, gironzolando nei pressi di s. Sofia. Poi mi sono imbattuto nell’entrata della nuova metropolitana che attraversa il Mar di Marmara e in un minuto e mezzo porta sulla sponda asiatica, a Kadiköi (l’antica Calcedonia, sede del famoso Concilio). Avevo letto di questo prodigio dell’ingegneria civile turca, costruito in pochi anni, che fa correre il treno sotto il mare a 60 mt di profondità e ho deciso di sperimentarla. Costo uguale a quello di una qualunque corsa in metro: 1,3 €!

domenica 9 novembre 2014

nelle Turchie ...



Ormai l’immensa pianura della Mesopotamia si sta tingendo dei pallidi colori dell’inizio tramonto: arancio, violetto, grigio tenue, azzurro chiarissimo. La linea dell’orizzonte si perde mentre striature di nubi sottili velano quel cielo che fino a ieri brillava incontaminato: la Siria è ai piedi (in linea d’aria saranno 20 - 30 km), l’Irak a sinistra, mentre da una bella e silenziosa camera d’albergo di Mardin contemplo questo territorio che gli antichi denominarono appunto “in mezzo ai fiumi”, meso – potamia (Tigri ed Eufrate, “il fiume” nella Bibbia). Mardin, arroccata ai suoi 1.000 mt di altitudine, sorveglia come sentinella gli sterminati campi ben coltivati della piana.
Devo interrompermi più volte per fotografare come posso gli stupendi colori che si avvicendano imperturbabili, ma il pensiero non è anzitutto per il Creatore – benedetto Egli sia – né per voi cui scrivo, ma per Paolo e per i due vescovi di Aleppo, anch’essi rapiti tempo fa. Paolo, Paolo, amato confratello, dove sei? Cosa ti stanno facendo patire?

giovedì 30 ottobre 2014

la Compagnia in primo piano ...



29 ottobre
Ci siamo lasciati che andavo verso Reggio Calabria, dopo la sosta sulla bella spiaggia di Ferruzzano, dove, dopo avervi scritto il post, mi sono mangiato uno dei miei vasetti di spezzatino, questa volta di carne e verdure macerate nel barolo: ottimo, per dir la verità.
Lungo la strada una sosta preziosa a Melìto di Porto Salvo, per arrivare infine alla nostra casa (in realtà della diocesi e francamente ai minimi termini …) dove mi accoglie con grande affetto Niccolò Mazza SJ, che qui sta facendo il “magistero”, termine con cui noi indichiamo il periodo apostolico tra la filosofia e la teologia. Ha fatto il suo primo anno di filosofia a Padova e siamo rimasti in contatto.
La serata e la mattina successiva la passo con lui, camminando nel vento sul bellissimo lungomare di Reggio. Nuvoloni corrono cambiando continuamente colori allo Stretto, increspato di riccioli bianchi. Sono ore buone, amichevoli, in cui ovviamente parliamo delle vicende della Compagnia, di Padova post scolasticato, del suo lavoro e pubblicazioni. Niccolò infatti scrive poesie di grande levatura e anche di recente ha vinto un premio letterario importante (vedi
Ha appena finito anche un Novena in preparazione del Natale per le ed. Dehoniane, ben fatta.

A fine mattina mi imbarco sul traghetto, operazione per me sempre bella. Le navi mi affascinano e i traghetti mi riportano a gloriosi viaggi verso la Grecia e Turchia negli anni ’80. Traghetti inimmaginabili se paragonati a quelli di oggi, eppure prima degli aerei, low cost o comunque di facile accesso, permettevano il collegamento tra terre distanti in modo graduale e relativamente economico; erano molto utili perché si viaggiava col proprio pulmino e godendo di tanto sole e di tante stelle - per noi che prendevamo sempre il passaggio ponte – non senza avventure memorabili come nell’attraversamento dell’Egeo nell’estate ’81, con la nave che ballava di brutto e noi fradici, impauriti e vomitanti. In mezzo ad una situazione da far invidia a Noè, sdraiati sui materassini sgonfiati per non essere sollevati dal vento e scaraventati in mare, un fantasma nero ti cacciava la pila negli occhi alle due di notte per controllare se ti eri imbarcato col biglietto! Cercare il maledetto pezzetto di carta nelle tasche inzuppate d’acqua, sdraiati per i motivi di cui prima, con alcune ragazze che piangevano a dirotto aumentando uletriormente il tasso acquatico … fece emergere da quelle acque infernali corposi istinti assassini in più d’uno. Poco ci mancò al buttare in acqua l’omaccione avvolto in un impermeabile nero come la pece e che ci terrorizzava gridando ticket, ticket, ticket!
Altri di quel viaggio potranno aggiungere particolari altrettanto apocalittici, ne sono sicuro.
La traversata dello stretto di Messina invece dura solo 20’ e con un certo rammarico mi sono ritrovato immediatamente a guidare, sulla strada verso Ragusa.
Qui ho passato 3 giorni importanti, gentilmente accolto dalla comunità dei Padri (in chiusura, ahimè!). Ho passato buone ore con p. Cesare Geroldi SJ, ben conosciuto anche da molti di voi che mi leggete. Non ci vedevamo da anni e ci ha fatto bene poter chiacchierare a ruota libera per ore (domenica notte fino alle 2).
Ho fatto anche un salto a Ragusa marina, sebbene il tempo durante i tre giorni abbia alternato piovaschi a schiarite, con notevole diminuzione della temperatura – Ragusa poi è a 600 mt., e ieri mattina, martedì 28, c’erano già le condizioni per una bella nuotata, come ha fatto Cesare. Io ho rinunciato a malincuore perché mi ero un po’ raffreddato la domenica sera quando, rientrando da Ragusa Ibla (gioiello del barocco) avevo girato per mezz’ora la città non ritrovando la strada della nostra chiesa dove dovevo presiedere la messa festiva delle 18.00. Mi sgolavo con poco successo, a finestrini aperti, coi passanti, avendo dimenticato a casa cellulare, navigatore ecc.! Finalmente ce l’ho fatta, ma le sgolate nell’umido della sera le ho giustamente pagate: avevo infatti sottovalutato l’estensione di Ragusa.
Cesare in questi 4 anni che è lì ha fatto un lavoro formidabile al servizio della Parola: insegna AT ai seminaristi, tiene una lectio settimanale, week end residenziali (attaccata alla parrochhia e alla comunità c’è una casa per gli esercizi spirituali) insieme ad una marea di incontri di formazione. Poi, come alcuni sanno bene, l’estate c’è la vacanza 100 pinne per quelli del giro di Percorsi di Vita.
Ha invitato Fausti, Rossi de Gasperis, Stancari … a tenere corsi di esercizi, sempre con una modalità semplice, in autogestione. Insomma un sacco di bel lavoro che mi ha consolato. Speriamo che almeno la casa possa vivere, mentre la parrocchia in questi giorni passa alla diocesi, con grande dispiacere della gente. È essenziale trovare almeno un altro gesuita che sposi questo modo di lavorare, periferico, ma grandemente evangelico e con buone prospettive di frutti per il Regno.
Con l’aeroporto di Comiso vicinissimo, dove atterra Rayanair da varie città del centro nord, andare giù è una bella occasione: la sponsorizzo di cuore.
Per noi due è stata l’occasione per rinnovare stima, amicizia e affetto.
Stamani al risveglio la notizia della morte nella notte di p. Filippo Alaimo, uno dei 4 della comunità, operato a Catania lunedì e che non ce l’ha fatta a superare le difficoltà post operatorie. Tutti sono commossi e io celebro l’Eucarestia in parrocchia alle 07.30 per lui, prima di partire per l’aeroporto di Catania, da dove vi scrivo.
È finita infatti la prima parte del mio tempo sabbatico e prendo il volo Turkish diretto a Istanbul e da qui ad Antalya, sfruttando il biglietto gratis che ho maturato in questi anni accumulando le miglia dei voli.
Starò in terra turca per una dozzina di giorni, visitando, spero, alcuni luoghi che desidero approfondire, in particolare i monasteri del Tur Avdin, vicino a Mardin. Ma essendo a qualche decina di km dal confine siriano, è tutto da vedere se sarà possibile.
Intanto ringrazio Dio per questa prima parte che mi ha pienamente soddisfatto sia per la solitudine e semplicità di vita, sia per la bellezza dei luoghi. È stato prezioso anche incontrare nella calma e gratuità persone amiche e confratelli, “lusso” indispensabile, almeno ogni tanto.
Ripensando poi a tutte le coste percorse, il pensiero è andato spesso a coloro che qui arrivano dai paesi in guerra o alla fame, sprovvisti di tutto e spesso avendo perso dei cari lungo il tragitto e avendo visto la morte in viso e la spietatezza umana, soprattutto.
Noi, per quanto con i giovani senza lavoro e con la crisi, anche qui al sud abbiamo tanto. Forse non ci siamo più accorti da tempo quanto abbiamo e questi fratelli e sorelle andrebbero ascoltati, prima ancora che aiutati. Avremmo molto da imparare su cosa vuol dire davvero “crisi”. Forse le difficoltà indubbie che ci sono nell’integrarli o anche solo aiutarli, derivano da questo non comprendere che sono portatori di un dono: aprirci gli occhi sulle tante possibilità che noi abbiamo.
Ripenso a Bilal, un libro indimenticabile, scritto da Fabrizio Gatti, un giornalista che ha ripercorso tutta l’odissea di questa gente attraversando il deserto, la Libia, il mare ecc. Andrebbe letto a puntate, obbligatoriamente, nelle scuole, specie al nord.

Vi porto nel cuore.

venerdì 24 ottobre 2014

Al meglio non c'è fine ...



23 ottobre

Finito di scrivervi dalla spiaggia di Cirò mi sono guardato intorno: il luogo era diventato rumoroso per il via vai delle auto e poi non mi sentivo al sicuro. Decido entrare in paese e di fare cena con un buon gelato di cui mi ha parlato un passante; intanto mi guarderò intorno per cercare un posto adatto per la notte. Ma non ne trovo e mi accompagna un senso di insicurezza. Torno al luogo iniziale e vedo che a 100 mt c’è un campeggio sul mare. Per 10 euro mi danno una piazzola per il pulmino, un bagno e una veranda con luce e angolo cucina in un bungalow accanto: grande!
La mattina una interessante chiacchierata con il padrone del camping, un milanese il cui zio aveva iniziato il campeggio tanti anni prima e che credeva nel turismo al sud. Mi parla dello “stato” all’interno dello stato: l’unica realtà che modera la legge delle armi, come succede dove si trova il figlio – medico – in un paese del sud America, costretto ad avere le guardie armate, le telecamere, il filo spinato con la corrente elettrica per difendersi dall’assalto alla casa che ha costruito. Lo dice con dispiacere, ma anche dando un motivo del perché impera la legge della cosca: è un primo passo per uscire dalla legge della pistola.
L’argomento ‘ndrangheta tornerà altre volte in questi giorni, in discorsi occasionali con persone con cui nemmeno ci scambiamo i nomi, ma che ad un sacerdote parlano senza tanti giri di parole.
Ma quando ne parlerò con sr Mirella, l’eremita che vive a Gerace, comincio a capire un po’ meglio come funziona la faccenda e soprattutto qual è il fulcro di tutto e quali sono i diversi ingredienti che si sono accumulati lungo i secoli e hanno reso possibile questa avvilente situazione. Ne parleremo: non è qui il caso di approfondire.

Intanto questi giorni sono stati all’insegna del “al meglio non c’è mai fine”.
Sono arrivato infatti a Capo Rizzuto! Qui resto un paio di giorni in successive baie che non hanno nulla da invidiare ai più gettonati luoghi turistici che riempiono i depliant di mezzo mondo. Fantastico parco marino, con spiagge da sogno e mare trasparente che vien voglia di berlo.
Passeggiate e nuotate si susseguono, imbattendoni anche in un’altra struttura ecclesiale che potrebbe essere la base per una vacanza per gruppi. Scopro anche che Ryanair collega nord e centro Italia con Crotone con regolari voli: al solito, prenotando per tempo si spende nulla e ci si ritrova in poco più di un’ora in un luogo che sta al pari della costa smeralda in Sardegna o della costa turchese in Turchia. Vedremo chi avrà il coraggio di negarsi questi luoghi (ma sempre in giugno o settembre / ottobre)!

Ma il segreto di questi giorni è la vita affrontata con calma e con semplicità, a contatto immediato con la natura. Mi rendo conto di quante cose inutili ci soffocano e di come l’aver reso tutto facile o a portata di mano ci renda in realtà la vita più complicata, impedisca di gustare e incrementi il trangugiare distratto. Nell’abbondanza e nello scontato, in cui oggi una parte di umanità cresce, è nascosta una maledizione certa, sebbene difficile da snidare.
Acqua, fuoco, cibo, calore, energia … in grandi quantità, così come altre comodità varie, ci hanno rovinato la capacità umana di scoprire le cose come simboliche del bello e del buono.
Tutto è diventato troppo facile, per una parte di umanità, troppo.
Qualunque fame è presto saziata. Allora l’abbondanza di cibo ha creato i disturbi nell’alimentazione; quella di acqua  infinite doccie che non tolgono la perenne sensazione di essere sporchi; quella di energia a passare dall’uso di una cosa ad un’altra senza pace. L’abbondanza di sesso facile a non poche difficoltà a trovare il partner della vita.
L’abbondanza di religione, all’ateismo e all’indifferenza.
Mi permetto di consigliare ai genitori di far conquistare ai loro piccoli le cose, di non servirli troppo, di porgli dei limiti, di insegnare loro a vivere nel bosco o in riva la mare, come fa la metodologia scout. Educarli alla vita semplice, a scoprire che il gusto sta nell’assaporare e in un po’ di fatica per preparare ciò di cui si ha bisogno. Dai 4 anni in su è possibile.
Intendiamoci: di fatica i ragazzini di oggi ne fanno tanta, per mille motivi, anche troppa anzi. Ma non per giusti motivi, ma perché costretti ad essere in fretta, in miniatura, come i grandi.
Non sono sicuro di essermi espresso bene per dire ciò che intuisco, ma sarebbe buono aprire dei piccoli dibattiti su questi temi. La nostra civiltà vive un disagio epocale che non è solo la recessione, la mancanza di lavoro ecc.; ci sono radici più profonde del nostro malessere.
Non basta mangiare bio o andare in posti splendidi per le vacanze: la ricerca di un po’ di felicità richiede di valutare meglio il nostro modo di vivere, ovvero l’abbondanza e facilità con cui pochi (anche se sono un miliardo e mezzo di persone) hanno troppo.
La scelta di Gesù di crescere in un contesto assai semplice, in un villaggio secondario, guadagnandosi il pane ecc., non è una scelta ascetica o masochistica: quel modo di vivere lo aiutava a vedere la vita e il mondo dalla prospettiva giusta. Non gli era scontato il pane e per questo ha notato la donna che impasta farina, acqua e lievito e ha capito che il Padre era la massaia del Regno!

Devo anche dirvi qualcosa delle inquietudini che prendono la sera. Non posso parcheggiare il mio eremo, mettermi in pigiama e dormire nel mezzo di un centro abitato: è ovvio. E comunque anche lì ad una certa ora sei in balìa di chiunque. Tanto più se sei in un luogo appartato.
In quel momento provo paure. Non dei ladri o assassini di professione, che hanno una loro serietà. Temo l’auto con dei giovinastri a bordo che magari gli salta in testa di fare la bravata, come se ne legge ogni giorno.
In quel momento mi affido all’angelo custode e riconosco la saggezza di Sap 17,11-12 «La paura infatti altro non è che l’abbandono degli aiuti della ragione; quanto meno ci si affida nell’intimo a tali aiuti, tanto più grave è l’ignoranza della causa che provoca il tormento».
Sono le paure a riempire la vita di fantasmi insopportabili.
La bellezza e libertà hanno un loro prezzo. Non sono disposto a vivere nella cuccia sicura, al guinzaglio del non-si-sa-cosa. È una scelta di vita. Ognuno decida …
Ma non sono temerario e cerco di discernere ciò che passa dentro. Alcune volte ho cambiato luogo; altre ho cercato finché non mi sentivo tranquillo.

In questi giorni ho riscoperto la radio, che a casa non ascolto mai. Mi rammarico che il 90 per cento dei canali proponga solo canzoni - che poi son sempre quelle, e che non ci sia spazio per la musica classica; ogni tanto però ci sono delle trasmissioni molto interessanti, che allargano i confini mentali e aiutano a decentrarsi. Per es. in questi giorni imparo che c’è una guerra sulla libertà di espressione in Russia e una guerra economica con la Russia che va ben aldilà dei fatti riguardanti l’Ucraina. Come molte delle guerre più importanti avviene sott’acqua, attraverso pericolosi braccio di ferro. Per fortuna noi abbiamo Berlusconi che è amico intimo di Putin e anche di recente l’ha invitato a cena!

Il 22 sera arrivo alla comunità Goel di Gioiosa Ionica, amici della comunità del Mulino e dove ero stato 4 mesi fa. È bello rivedersi ed è bello dormire in casa, proprio la sera in cui arriva il temporale! Il giorno dopo passo alcune ore da Mirella, l’eremita di Gerace, la cui storia è assai affascinante. Partita dalla Calabria e installatasi brillantemente a Parigi, atea, ragazza madre … incontra infine il Signore, torna in Calabria e rimane molti anni presso p. Pino Stancari per poi accettare l’invito di mons. Bregantini a tenere un antico piccolo eremo bizantino. Qui vive, prega, studia, tiene ritiri - anche al clero - ed è punto di riferimento per non poche persone. Da conoscere! Come anche è da incontrare p. Frederick, un francese eremita approdato qui dopo innumerevoli vicissitudini e che tiene in piedi l’antichissimo eremo di s. Ilarione, non lontano da Caulonia, ai bordi di un bellissimo torrente, in una gola piena di vegetazione, incontaminata, assai suggestiva. Adesso è in Belgio e non posso rinnovargli una visita.
Con Mirella passo alcune ore in gratuità ed è bello non avere nessun motivo particolare per stare insieme.
Queste piccole presenze rinnovano una tradizione antichissima perché la Calabria ionica fu civilizzata ed evangelizzata da monaci siriani, poi palestinesi e infine egiziani. Poi arrivarono i bizantini che hanno lasciato chiese meravigliose come la “Cattolica di Stilo” che ho visitato il girono prima.
La sera sono a cena al nuovo ristorante Amal (speranza, in arabo) aperto dalla coop Goel Bio; stupefacenti gli antipasti e il primo di ravioli al nero di seppia, riempiti di pesce e conditi con striscioline di zucchini e gamberetti saltati in padella. Non mancherò di dare 5 stelle su Tripadvisor a questa iniziativa della cooperativa che cerca di creare nuovi posti di lavoro, utilizzando prodotti genuini del consorzio Goel, con una logica anti ‘ndrangheta e integrando extracomunitari. Il primo ristorante glielo hanno bruciato, ma loro sono ripartiti con tenacia! Ringrazio Dio per questa gente che ha scelto di sottrarsi al ricatto e alle intimidazioni. Purtroppo vedo di sfuggita Vincenzo Linarello, il promotore e mente pensante del Goel, sostenuto da mons. Bregantini. Un altro personaggio da conoscere, insieme con la moglie Patrizia e gli altri collaboratori!
Ma ahimè, cenare – per quanto sobriamente - alle 21 non fa per me in questo periodo e quindi si riaffaccia l’esofagite che era stata tranquilla nei 10 giorni precedenti.
Si conclude così la prima giornata di pioggia, con calo significativo delle temperature.
Stamani riprendo il mio viaggio, con i colori più vividi: siamo entrati nell’autunno. Vi scrivo adesso da un’altra spiaggia da urlo, località Ferruzzano stazione, con un sole tornato bruciante, il mare calmo e il vento che sta acquietandosi.
Nel pomeriggio arriverò dai Padri a Reggio Calabria.
Vi porto nel cuore.





domenica 19 ottobre 2014

foto





15 -19 ott



15 ottobre

Tornato nella povera marina di Chiatona (si vede bene in google earth), ormai conosciuta e perciò “casa” - come dicevo nel blog precedente – mi sveglio con un cielo nuvolo e grigio che il sole non riesce a bucare. Compiuti tutti i riti del mattino, a metà mattina mi metto infine in marcia per Castellaneta. Bellissimo lungo mare, ben progettato e tenuto, con le case e la bella pineta alle spalle. Ma tutto è chiuso.
Mi fermo a mangiare un pezzo di focaccia in un bar in pineta, intanto che scrivo un paio di email urgenti avendo dimenticato di fare un bonifico prima di partire. La padrona italo argentina è piuttosto loquace così che intavoliamo una breve chiaccherata … alla fine della quale, avendo saputo che sono un sacerdote, mi dice: “posso offrirle la focaccia?”. Ringrazio e prima di ripartire le lascio un vasetto del mio pesto. Vado via contento perché proprio il giorno prima avevo pensato: quanto sarebbe bello che il turismo avvenisse attraverso l’ospitalità reciproca e lo scambio di doni piuttosto che monetarizzare tutto. Un granello di senape di questa logica è avvenuto subito!
Il cielo intanto è diventato un po’ scuro e a Ginosa, vedendo l’espressione diffidente dei volti della gente cui chiedo informazioni, mi guardo nello specchietto: capisco di aver bisogno di una buona doccia, farmi la barba e cambiarmi. Così mi infilo nell’unico albergo aperto e mi concedo una rinfrescata solenne, faccio un po’ di bucato e ricarico tutti gli aggeggi.
A cena c’è un gruppo di pensionati della Svizzera italiana: cena con tanto di musica e danze, animata da un mediocre cantante che naturalmente sciorina il repertorio anni sessanta, che mi riporta ai miei anni di liceale.
La mattina scappo subito da questo turismo standardizzato, un po’ triste, retorico.
Destinazione Pisticci marina, che su Google earth promette bene. Ma il fiuto mi porta ad infilarmi in una stradina prima, che segnala “mare”, e mi ritrovo alla fine in un luogo incantevole, spiaggia Quarantotto: bellissima e ampia spiaggia, 500 mt di lungomare con panchine e lampioni. Nient’altro. Ci sono però 7 camper tedeschi allineati lungo l’ampio marciapiede: segno già sicuro della bontà della location.
Sfodero i miei residui di tedesco e mi confermano che si sta bene, c’è la fontana e la sera si accendono i lampioni: perfetto!
Quand’ero giovane, i turisti tedeschi li prendevamo un po’ in giro, ma dopo tanti anni mi sono ampiamente ricreduto. L’ho visto in tanti luoghi del mondo: questo tipo di persone sa viaggiare, è molto spartana sull’inutile, si concede però le cose buone locali, sa quali sono gli orari giusti per una giornata proficua e perciò fa una buona colazione e una buona cena, molto presto. Amano la natura, arrivano per primi nei luoghi più belli, sono puntigliosi e precisi nel cercare info e nel capire cosa è fumo e cosa arrosto. Non tutti i tedeschi sono così, ovviamente, ma una certa categoria sì - e abbiamo molto da imparare.

Dal 16
Osservo la vita di questi camperisti diventati nel frattempo una dozzina: una vita semplice, a contatto diretto con il cielo e il mare, ma con le sue piccole comodità, come hanno bisogno le persone anziane. Leggono, camminano, prendono il sole, fanno escursioni in bici (tutti ne hanno attaccate dietro al camper, qualcuno anche un vespino. Poi c’è il solito esagerato che si tira dietro il rimorchio con sopra la Smart, guardato con compassione dagli altri, mi sembra.)
Sono tutti austriaci e tedeschi.
La sera quasi tutti guardano la TV, con la parabola o con l’hard disk, o giocano a qualcosa.
Via internet parlano coi figli o nipoti … con i media è diventato tanto più semplice partire.
Sono gentili, si scambiano piccoli favori, magari si invitano a bere qualcosa la sera, nel salotto comune che è il largo marciapiede. Diligenti non lasciano nemmeno una traccia di sporcizia.
Fanno il pieno di luce, per 3 o 4 settimane, in modo sano.
La coppia accanto a me ha più di 70 anni e si sono fatti 1700 km di filato – “nell’week end, così non ci sono camion” - per giungere qui; con un camper modesto che direi non fa più di 110 all’ora, quando tutto fila liscio.
Mi hanno imprestato la bici e regalo loro un vasetto di pesto e uno di minestrone. Insistono per darmi una loro marmellata (fatta coi frutti del mio giardino – dice la signora non senza orgoglio). Come me, si sono portati da casa le marmellate e varie altre cose, così che facciamo qualche scambio culinario Italia - Germania.

La mia vita da camperista artigianale è un po’ ridicola al confronto di questi altri e rivela tutta la mia inesperienza. Non è nemmeno tutto semplice e idillico, in certi momenti e per vari aspetti, ma sono anche contento di qualcosa di modesto e un po’ arrangiato. Sono anche l’unico single: un’altra stranezza. Ma questa mi accompagna  da molti anni …

Riprendo le passeggiate sulla spiaggia, i bagni in mare (alle 13 in genere siamo sui 27° !) e la lettura del romanzo, sempre più avvincente. Riprende così anche la meditazione sulle vicende umane e sul mistero di come Dio governa questo mondo e le sue tragedie: sono infatti immerso nell’assedio di Sarajevo, raccontato con grande inteligenza umana; e vale per mille altre raccapriccianti, assurde, inutili guerre, pulizie etniche e quant’altro inventiamo quando da uomini diventiamo demoni e giochiamo all’inferno; ebeti cani che ripetono lo stesso copione senza imparare nulla. E i peggiori non sono mai gli animali che sparano, ma chi sta a guardare e addirittura ci specula, in guanti bianchi. E ricordo spesso le parole di madre Teresa: il grande peccato di questo secolo è l’indifferenza.
Fino a ieri fratelli e oggi assassini: non raccontatemi che Caino e Abele è una favola per bambini!
Il traditore è sempre un fratello, mai un estraneo.
ISIS ha avuto illustri predecessori anche in casa nostra e il maledetto gioco che tanti stanno svolgendo in Medio Oriente è solo l’eco dei Balcani, i nostri vicini di casa. E ci sono voluti 3 anni perché qualcosa si muovesse.
Solo la bellezza della creazione che ho davanti può dare speranza che il Signore porti avanti il suo esorcismo a livello planetario.

Resto 3 giorni a spiaggia Quarantotto – dedicata a s. Basilio, santo qui molto ricordato per l’evidente presenza della chiesa greca per secoli.

I giorni passano e non c’è stradina verso il mare che non percorra, a mo’ di esploratore: non ho fretta, mi concedo il gusto della curiosità e perlustrazione. Guardo anche nella prospettiva di proporre un Bibbia e Mare, se troverò la struttura giusta!
E per l’appunto mi imbatto in due possibilità, direi notevoli. Ma … acqua in bocca!

Intanto il tempo è incredibilmente bello, con l’aria sottile e ventilata, i colori stupendi quali solo l’autunno può dare. Respiro a pieni polmoni.
L’unica fitta è quella di non poter condividere in diretta queste bellezze con voi che mi leggete.
E poi i fantasmi della vita, le paure, i rimpianti, gli interrogativi … ma questo è il pane quotidiano che mai mi manca.

Ieri sera, sabato, e oggi domenica, mi trovo per una serie di fortunate circostanze a celebrare due messe festive a Monte Giordano e confessare un po’ di anziane signore e suore. Sono contento di aver annunciato il Vangelo. Ho anche dormito presso le suore, fatto la barba e un buon pranzetto: direi che ho santificato  la festa!
Stasera sono sul lungomare di Cirò marina e riprendo la mia vita zingaresca, con una passeggiata in riva al mare e condividendo con voi …
Se ci riesco, vi allego anche un paio di foto …

mercoledì 15 ottobre 2014

alle 22 del 14 ottobre



14 ottobre alle 22.00
Benedetto sia chi ha messo questo lampione potente che mi permette di lavorare con una buona luce, avendo a 50mt il mare con il suo dolce e fragoroso infrangersi di onde leggere, grazie ad un venticello di scirocco. Per il resto silenzio assoluto. Sono ancora a Chiatona mare, una cinquantina di case, i bagni, i bar, i negozi … tutto chiuso. Ma due ore la sera apre un bar, Gennaro il giovane titolare, che ha anche 7-8 camere – pomposamente hotel bella oasi - che guardo per scrutare una possibilità di tornare con le famiglie; fuori stagione ovviamente perché in luglio agosto ci sono tutti gli abitanti di Massafra che si riversano, un casino impossibile, con più parcheggi che a Rimini. Forse una decina invece i residenti invernali e qualcuno che viene nelle ore calde …
Ieri prima giornata da camperista artigianale: sveglia spontanea alle 5.45, un po’ presto ma d’altronde son passate quasi 7 ore, avevo cenato leggero e niente vino, e per quanto voglia restare a poltrire alle 06.30 sono stufo e mi alzo. Il pulmino gocciola per l’umidità attirata nella notte, mi infilo rapidamente la tuta e per fortuna l’alba comincia ad occhieggiare.
Il mare è stupendo e rapidamente la luce invade tutto e già si sta bene in costume. Per iniziare tonico e togliere l’appiccicume della notte, niente di meglio che un buon bagno in mare e così alle 8 nuoto vigorosamente in un mare liscio. Poi le lodi e quindi mi avventuro nella prima colazione con la mia moka da 6 piena di orzo in polvere, caffè decaffeinato e caffè vero: il fornellino piazzato sul muretto del lungomare va alla grande e così non faccio a tempo a mangiarmi un bel pezzo di formaggio e pane carasau portati da PD, che già la mia brodaglia nera è fumante e pronta a ricevere anche i biscotti. Tutto funziona nella calma, nella luce, nell’immensità del mare che ho sempre davanti … E anche il water di plastica portatile fa il suo dovere, dietro l’ultima casa del lungomare: lussi possibili solo fuori stagione, ovviamente!
La giornata inizia a scaldare bene e alle 10.30 ci sono già 24 gradi piacevoli. Una lunga camminata sulla spiaggia e poi mi tuffo nei libri, seduto sulla sdraio - sotto un gazebo che mi aspettava da una eternità perché benedicessi la Provvidenza.
Inizio dal libro sulla Calabria di p. Pino Stancari, acuto e profondamente immerso nel mistero pasquale, come sempre. Mi offre gli spunti di meditazione del mattino.
Un piatto di penne cucinate sul solito muretto e condite con il pesto fatto a casa quando le mie piantine di basilico erano stracolme di foglie da cogliere al volo (ne ho vari barattolini) … è il pranzo, seguite da una bella mela. Ma, ahimè, scopro che i vasetti hanno tracimato l’olio, erano troppo pieni e si sa che col caldo l’olio aumenta di volume: lavare tutti i vasetti e la borsa frigo e riporli di nuovo, svuotati in cima, occupa un po’ di tempo, ma per fortuna c’è una fontana a metà del lungo mare. Mi sento molto zingaro, ma il tutto aiuta la ginnastica utile per la digestione.
Pian piano sto anche riorganizzando varie cose nel pulmino, alla luce del viverci concreto.
Il pomeriggio mi tuffo invece nel libro di Paolo dall’Oglio La collera e la luce, editrice EMI.
VE LO CONSIGLIO CALDAMENTE!!
È più utile di tutte le stupidaggini che dicono nei notiziari.
Sono acque di morte che mi avvolgono e mi immergono in un mare di dolore: mi fa bene, entro finalmente nell’umanità che accompagno a distanza. Mi sono allontanato dall’ordinario per essere più vicino a questa gente, a queste vicende, a questa umanità, a questo dolore, a questa rabbia.
La preghiera viene spontanea …
A cena mi sparo un vasetto di spezzatino di fesa di tacchino, con verdure: anche questo preparato a PD. Sano, leggero, economico, pratico. A seguire un calice di vino al bar, così ricarico i vari aggeggi tecnologici.
Dopo cena, sotto il lampione mi lancio nella lettura di un romanzo regalatomi per il compleanno da una cara amica: Venuto al mondo di Margaret Mazzantini.
È quello che mi ci vuole e siccome sono ingordo ne trangugio 100 pagine: una storia d’amore, di dolore, di sterilità e maternità, di guerra. Cose eterne.
Oggi mi alzo più tardi e ormai so qual è la trafila, che ripeto con piacere. Alle 10.30 ci sono già 25 gradi, una bella arietta e tutto è perfetto per riprendere la lettura che mi accompagna fino alle 16, alternata alle passeggiate sulla battigia.
La vicenda della protagonista mi prende, in particolare le pagine sulla sterilità – maternità. Riassume quanto ho intuito in varie occasioni, ma anche mi illumina e mi fa scendere in profondità.
Mi accompagna una domanda: persone così, entrando in una chiesa, cosa mai possono trovare che le aiuti davvero a dare un senso a quanto vivono, a percepire un bagliore dell’Onniabbracciante (s. Agostino) nella fatica della loro vicenda umana?
Credo si possa rispondere onestamente: quasi nulla!
Papà Francesco ha ragione un milione di volte.
Ma passerà inascoltato, come tutti i veri profeti, come tutti gli uomini di Dio, come tutti coloro che prima si fanno prossimi e poi tutto il resto.
Mi rendo conto che noi cristiani - me per primo - abbiamo cessato di ascoltare sul serio la gente, i loro drammi, la loro ricerca, la sincerità dei loro amori per quanto scombinati, la bellezza e la fatica del vivere sul serio.
Noi abbiamo da vendere, come tutti, un nostro prodotto: parole, comandi, riti, appartenenze.
Ha ragione Paolo Dall’Oglio quando dice che la Bibbia parla tanto di guerre e noi invece abbiamo scansato quelle pagine, ce ne siamo scandalizzati, abbiamo fatto la retorica della pace – salvo poi ingrassare ISIS, comprando il loro petrolio al mercato nero a prezzi stracciati per poi riprenderci i soldi dati, vendendo loro le nostre armi e in nostri carrarmati di terzultima generazione! E ancora una volta ha ragione papà Francesco: dietro le molte guerricciole ci sta la nostra avidità, il nostro mammona, il nostro non voler sapere. Noi siamo preoccupati solo del PIL e di difenderci.
Ne ho la riprova alla messa cui partecipo in serata, salito a Massafra.
Una bella messa, con i canti, l’omelia, la cura e la calma del buon anziano celebrante: il meglio che si possa sperare per una messa feriale.
Ma così estranea dalle vicende di Paolo, dalle esperienze vitali dei personaggi del romanzo dietro cui sta un’autrice di grande sensibilità, inteligenza ed esperienza dell’umano!
Eppure il brano della lettera ai Galati, il vangelo, il sangue versato e il pane spezzato … sarebbero proprio in sintonia con le angosce di Paolo e con il mondo di Gemma, la protagonista del romanzo!
Ma tant’è ...
L’unica cosa utile è lasciarsi trafiggere e restare, con qualche piccola preghiera smozzicata nel cuore.
Torno davanti alla voce e immensità mare, alla solitudine di Chiatona, borgo divenuto già familiare in poche ore: so dov’è la fontana, il lampione amico, dove piazzare il pulmino. Sì, siamo pellegrini, ma abbiamo bisogno anche di una casa.
Vi porto nel cuore.