Carissimi amici - mio invisibile e prezioso sostegno,
mia chiesa - alla vigilia del mio rientro in Italia per alcuni giorni (visite
alle "colonne" di Roma, ad alcuni benefattori, incontri con varie
persone di ONG e ONLUS da cui speriamo aiuti ...) eccomi finalmente a voi. Ho
tanto desiderato scrivervi in questi 2 mesi dall’ultimo post, ma alla fine ho
sempre aspettato il momento giusto che ovviamente non viene mai. In realtà è
duro consegnare a poche parole una moltitudine di stati d’animo per cui si è sempre
restìi … ad incarnarsi! Finalmente la grazia di Dio urge interiormente, come
dice l’Apostolo, e così eccomi a voi.
I due messi passati hanno continuato ad essere sotto il
segno della via dura. Fatica dovuta a dover rimettere in moto una macchina
ferma da tempo e dove il fatalismo generalizzato ha sempre avuto la meglio.
Fatica nell’avere le “procure” che mi permettano di agire con gli immobili,
fatica nel procedere con le pratiche burocratiche, fatica ad accettare un
contesto quotidiano, casalingo, spiritualmente formale e poco interessato.
Rispetto a 2 mesi fa, si è fatta più chiara la percezione
che i pericoli – come quasi sempre nella vita – non vengono da fuori.
Francamente la situazione qui è tranquilla e solo il terrorismo mediatico fa
credere che qui siamo in stato di guerriglia o di continui attentati. Nel sud
est ci sono zone problematiche, certo, ma ben delimitate (e comunque molto
lontane da dove abito io). Nel resto del paese la vita procede tranquilla,
direi più tranquilla che non a Bruxelles o a Parigi o in quei luoghi dove ormai
la paura è diventata una cappa angosciante e che sono obbiettivi sensibili. I
terroristi vogliono far credere che sono potenti e quindi cercano il colpo
spettacolare. Anche un vescovo potrebbe esserlo, ma francamente ho così tanto
da lavorare che non penso a queste cose!