Ormai è circa un mese che sono atterrato a İskenderun - con il
puntino sulla i mi raccomando, perché in turco esiste la i senza puntino e
quella col puntino, anche nelle maiuscole. Una croce quando si deve leggere, ve
l’assicuro.
Le emozioni e pensieri sono stati tanti che non so nemmeno
da dove cominciare. Certi giorni avrei inviato un foglio con un cielo nero,
altri con qualche stella: questo già dice che l’impatto è stato difficile, per
mille motivi. Freddo e pioggia la prima settimana, nella mia parte di casa 13°
gradi, polvere e mille piccole e grandi cose che non funzionavano, nessuna
stanza e ufficio pronti per poter lavorare tranquillamente. Allestirmi gli
spazi, per quanto provvisori, non è stato semplice in una città dove non conosco
i negozi e che scelte fare. John, l’economo, un tesoro di disponibilità e
pazienza (io resto un perfezionista, ahimé) mi è stato vicino, ma è notorio che
per molte cose due uomini insieme sono meno di una donna!
È
incredibile il numero di cose di cui non ci accorgiamo, quande le abbiamo a
disposizione: da un rotolo di scotch ad un aspirapolvere, da un attaccapanni ad
una coperta leggera ma calda e così via.
Ho comprato anche un telefono turco (sim turca su telefono
turco, obbligatorio) e fatto un contratto per voce e dati: in questo è stato
come essere in Italia, ovvero una mattina spesa per vedere come farsi derubare
il meno possibile!
Questo disagio - che in fondo è semplicemente quello di un
trasloco aggravato dall’essere all’estero, non conoscere la lingua e in cui ho
dovuto lasciare ¾ delle mie cose a casa – è stato accompagnato da una certa
sensazione di pericolo che ha accompagnato i primi tempi. Pericolo piuttosto
immaginario che effettivo, ma che qui in questa casa è una reale atmosfera che
ho respirato a pieni polmoni e che porta a vivere chiusi in casa come in un
fortino. Condizionato da questa sensazione, finita la cena alle 19.30,
attraversavo il buio cortile, entravo di soppiatto nella mia casa dove abitavo
da solo (1000 mt2 su 2 piani … altro che appartamenti cardinalizi
romani!) facendomi luce col cellulare, salivo al 2° piano, a tentoni aprivo la
serratura e mi tappavo in camera con le tende ben tirate e la sola luce del
comodino: tutto questo con l’ingenuo e folle pensiero di non far vedere che
questa casa è abitata!
Insomma il contrario del mio modo di stare al mondo, di
vedere persone, di interagire con il contesto. Arrivato p. Marcelo da istanbul
la scorsa settimana (resterà qui per un mese), mi sono concesso di accendere la
luce a tempo nel corridoio!
Fuori dal fortino (o piccolo Vaticano, come dice qualcuno) invece
c’è un mondo normale, si sente musica, le macchine vanno e vengono, la vita si
svolge dinamica e i bambini della scuola vicina schiamazzano allegramente. E io
compaio sul giornale locale in una bella foto che mi ritrae col sindaco cui
sono andato a rendere omaggio!
Con l’arrivo di internet nella mia parte di casa, tuttavia, il
tenore di vita è migliorato assai, essendo finito il mio andirivieni tra camera,
ufficio e sala del computer (buia e fredda): meno stress e orizzonti allargati.
Nel frattempo ho concordato il progetto per i lavori di
ristrutturazione della parte di casa dove andrò ad abitare, nel convento. E qui
di nuovo sono tornato a quanto vissuto a Villa s. Giuseppe e ai primi anni di
Padova: scegliere water, lavandini, localizzazione dei climatizzatori, prese
della luce, piastrelle ecc ecc speravo fosse un capitolo concluso e invece mi
ci sono ritrovato in pieno, con nessuna voglia francamente. Tanto più che non
ho nemmeno qualcuno con cui confrontarmi. Se verrà fuori che alla terza camera
non si riesce a far la doccia perché è finita l’acqua … saprete con chi
prendervela!
Nel frattempo è cresciuto anche l’incubo per questi edifici
mal fatti e mal riciclabili. La smania costruttoria infatti qui si è sbizzarrita
al massimo: le casse del Vicariato sono vuote, in compenso abbiamo 70 stanze
con sale ecc., divise in tre ali, di cui nessuno ha mai saputo cosa farne.
Anche in questo la nostra vecchiaia culturale ecclesiastica e l’incapacità di
comprendere la novità dei tempi, si è manifestata alla grande. Si è pensato di
allargare all’infinito un convento già troppo grande quando è stato costruito.
Come gli enormi e inutili edifici della chiesa italiana anni ’60-’70.
Per questo sto cercando di affittare, con discrezione, l’episcopio.
Se questa operazione riesce, almeno economicamente cominciamo a respirare e
possiamo fare altri lavori per rimettere a posto qualche altra parte del
convento che versa in condizioni pietose. Ma naturalmente, come in tutte le
cose di questi primi tempi e decisioni, non mancano mille dubbi e incertezze.
Io sono il Vescovo, ma a quanto pare non mi è toccata quella parte di Spirito
santo che si dice abbiano i vescovi! E non ho nemmeno i certificati di
proprietà o le procure per agire sugli immobili della chiesa perché forse negli
ultimi ventanni si è sottovalutato di avere tutti i documenti in regola. Da tre
mesi sto lottando per avere uno straccio di “procura” che mi permetta di
affittare e gestire legalmente un pezzo della nostra casa e le difficoltà sono
sul fronte interno, non su quello degli apparati turchi. Per adesso io sono
solo uno straniero che si rifiuta di lasciare, a chi verrà dopo, i casini che
ha ereditato!
Sono uno straniero e infatti l’altro incubo fino a ieri è
stato l’ottenimento del permesso di soggiorno. Probabilmente un giorno benedirò
lo sperimentare cosa prova uno straniero che è tollerato nel paese in cui
arriva: per adesso provo solo un certo senso di impotenza e sgomento. E sono un
vescovo e sono aiutato da un confratello che traduce, telefona ecc., cioè un
superprivilegiato; figuriamoci fossi un rifugiato o un clandestino che cerca di
installarsi qui per sfuggire guerra e fame.
In questo mese sono stato anche 5 gg a Trabzon (tra l’altro
per la celebrazione del decennale dell’uccisione di d. Andrea Santoro) e da lì
alla parrocchia di Samsun in una fredda e piovosa giornata che rispecchiava il
nostro umore una volta visitata questa struttura disabitata (vi si celebra ogni
15 giorni; 12 ore di auto per il povero parroco per a/r in giornata). La
situazione lì è assai più dura che al sud: p. Patrice - un gesuita francese -
con ammirabile sacrificio e pesante solitudine, a 70 anni regge ancora le due
chiese e custodisce lo sparuto gregge di poveri del Signore, in mezzo a tante
difficoltà che non è opportuno raccontare. Umido, freddo e palpabile smog da
carbone accompagnano la sua solitudine. E anche qui il raptus costruttorio è
arrivato negli anni ’90, stravolgendo due piacevoli case dei missionari old stile. Per Trabzon stiamo cercando in
Europa una piccola comunità di suore che alloggi nel complesso parrocchiale,
preghi, interagisca con i molti giovani che ogni giorno chiedono info; ma a
quanto pare vecchi e nuovi (e pieni di vocazioni) ordini religiosi femminili
preferiscono organizzare convegni sul dialogo con l’islam e pregare da lontano,
piuttosto che viverlo inserite in un paese musulmano reale. Patrice ha gettato
più volte l’amo, vediamo se alla fine abbocca qualche pesciolino. Se qualcuno
conosce mari o laghi pescosi, per favore ce lo segnali!
Venendo alle cose più importanti e più profonde, vorrei
comunicarvi, aldilà di tutti i problemi logistici di varia natura, quanto mi è
mancata una comunità di fede con cui pregare in modo umano. Ho scaricato ieri
il discorso del Papa “La rassegnazione ci trincera nelle nostre apparenti
sicurezze”: parole sante e quanto mai vere anche qui. Le metto sulla mia pagina
FB. La formalità nel modo di celebrare le varie liturgie, avulsi dal mondo e
senza giocarsi in prima persona, anche qui impera. In fondo qui si rende più
drammatico, per vari motivi, quello che è il problema anche in Italia e in
tante parti del mondo: se i cattolici non ritrovano un modo di vivere e di
pregare che sia umanamente sciolto, piacevole, comunicativo di sé, pieno dei
reali problemi del mondo … la gente fuggirà, come già è fuggita. Come tante
volte anche io vorrei fuggire. La domanda da
porre, prima di tutto a noi stessi, è questa: questa liturgia mi ha
aiutato a vivere o ha soddisfatto solo il mio senso del dovere e del sacro?
Quanto facciamo, va incontro ai reali bisogni della gente o è solo perpetuare
un apparato? Questo nostro modo di vivere e di pregare è attraente, fecondo, o
è sterilmente pesante?
Come ho pensato in questi anni e ancor più in questo primo
mese, credo che le sorti penose della chiesa cattolica e del cristianesimo in
Turchia dipendono soprattutto da noi cristiani (oltre che dalla stolta politica
delle nazioni “cristiane” nel secolo scorso e in quello corrente), dal modo in
cui è stata concepita la missione, dal modo in cui non abbiamo saputo inserirci
nella vita normale della gente, da un cristianesimo che è in buona parte un
apparato religioso straniero.
Ma dicevo all’inizio che nel buio hanno brillato anche
alcune stelle.
Tra queste un mini ritiro ad una signora americana che
lavora per i rifugiati nell’est. Una cattolica che da sempre lavora per i
poveri. Vive da sola e ha una bella fede che coltiva con una preghiera
costante, con la messa domenicale in TV (visto cha altro non c’è dove vive …).
E’ venuta a iniziare la Quaresima qui con noi e non so se è più quello che le
ho dato io o quello che mi ha dato lei. Certo che la fede è capace davvero di
far incontrare persone che nulla hanno in comune. Bello anche vedere che quello
che ho imparato dalle buone esperienze fatte in Italia, torna utile anche ad
una americana in Turchia.
Poi un’altra persona che non sentivo da 40 anni e che mi ha
rintracciato via internet ed è stato bellissimo ritrovarsi e ricominciare a
dialogare.
Bello anche aver amministrato ieri le mie prime 4 Cresime a
tre ragazze e un ragazzino, ad Antiochia. Sono un vescovo muto perché non so la
lingua e ogni celebrazione è piuttosto una umiliazione ma cerco di compensare
con tanti sorrisi e accettando di farmi fotografare insieme atutti quelli che
me lo chiedono.
E poi il tempo è migliorato molto e camminare un po’ sul
lungomare con 25 gradi, è stato un toccasana non da poco!
Vi aspetto per Pasqua! Avete visto il volantino? Sito www.amo-fme.org. Fatevi mandare il programma
dettagliato … Vi chiedo anche di far conoscere il pellegrinaggio in Israele dal
21 maggio al 2 giugno. Per il prgramma idem come sopra.
Far conoscere queste iniziative è un modo concreto con cui
mi aiutate. Grazie.
E grazie a tutti per la preghiera con cui accompagnate
questo vescovo che in questo momento vede tutte le sue povertà e fragilità.
Se qualcuno è rimasto escluso dalla mailing list del blog
può iscriversi lui/lei stesso/a. Vai su bizzetiblog.blogspot.it
poi a destra “segui via e-mail” mettere la propria email e cliccare “Submit”.
19 commenti:
Grazie Paolo per queste notizie, preghiamo per Te e la tua comunità. Ti seguiamo sui social. Un abbraccio
Pancrazio e Adelina ciao...
Grazie per questo blog che ci permette di seguirti anche a tanti kilometri di distanza. Credo che quando ha detto beati i poveri Gesù includesse anche i vescovi, che Lui possa aiutarti a costruire con gioia il suo Regno. Noi facciamo lo ringraziamo ogni giorno per te e ti accompagnamo con la nostra preghiera
Maria
grazie, ho girato il progetto "adotta un sacerdote" a don Luigi per i preti del Vicariato. Il Signore con te!
ti abbraccio
Carissimo p. Paolo, grazie per questa condivisione che va all'essenza delle cose.
Ti siamo vicini e preghiamo per te e la tua chiesa.
Prima o poi ci veniamo a trovarti...
Un abbraccio e a presto.
Sandro
Carissimo P. Paolo, prima di tutto vorrei che sentissi il mio abbraccio.
Le notizie che ci dai ed il modo in cui le esprimi fanno ben comprendere quanto sia faticosa questa tua nuova avventura.
Dirti che tifo per te è sin troppo scontato ma credo non sia mai abbastanza dirti "ti voglio bene!"
Ringrazio il Signore per averti messo nella mia vita.
Aronne
Grazie Padre Paolo, per la condivisione di questa esperienza, il silenzio della solitudine spesso crea più confusione di un concerto rock. Ti penseremo nelle nostre preghiere, e speriamo di trovarci in terra di Anatolia.
Carissimo padre Paolo, ti ringraziamo per aver voluto condividere con tutti noi questa bella ma faticosa esperienza nella tua amata terra Turca. Sei un grande pastore anche se non riesci ancora a parlare bene con il tuo gregge i tuoi sorrisi fanno comunque capire che gli sei vicino. La tua infinita cultura e la tua immensa fede di saranno vedere le stelle. Ringraziamo il Signore per la possibilità che ci ha dato di poterti frequentare, ti ricordiamo nelle nostre preghiere e ti abbracciamo fraternamente Emanuela e Gabriele
Grazie per questa franca condivisione. A giudicare da quello che racconti, hai vissuto un mese che vale come un anno. Forza e coraggio, una cosa alla volta, un giorno alla volta. Ad ogni giorno basta la sua pena ... ma ogni giorno (o magari ogni settimana!) ha anche le sue soddisfazioni, piccole o grandi che siano. Un carissimo saluto e un ricordo costante nella preghiera.
un grande e forte abbraccio! Silvia e Daniel
Caro Paolo! E' bello sentirti ed entrare, tramite il tuo racconto, nella realtà che vivi. Grazie per quello che fai e per come sei, per la tua umanità e per la tua spiritualità (siamo certi che lo Spirito Santo ti è e ti sarà donato in abbondanza!) Un abbraccio forte forte e la nostra preghiera per te e per i nostri fratelli turchi. Teresa e Adriano
Eccellenza, o più semplicemente padre Paolo - conosciuto l'anno scorso nel pellegrinaggio in Spagna - la luminosità delle tue notizie ha rischiarato oggi una grigia piovosa giornata, nonostante le difficoltà che esprimono. Lo Spirito continua ad agire attraverso te, ad ampio raggio e viene sostenuto anche dalla nostra preghiera e da aiuti concreti che arriveranno certamente. Grazie
Grazie Paolo della tua condivisione.
Noi ti ricordiamo al Signore con la nostra preghiera
perchè ti sostenga nella fiducia e speranza in Lui.
Ciao Gianni e Lorena.
Emma e Carlo. E' Carlo che riassume.
Nella memoria una Siria che non c'è più,... P.Paolo Dall'Oglio, ed anche una Turchia che non faceva paura. Una idea di convivenza in segno positivo. Ora ...rimangono le fotografie, nel loro significato di far ricordare. Ora la necessità di un "Vento" che pacifichi "dentro", al dilà degli eventi e dei timori del peggio. Quel "vento" che ha dato un coraggio tutto nuovo, e la possibilità di parlare lingue ignote. Di intraprendere viaggi ... per fare cosa ?
Quanto alla tua situazione, mi viene in mente che potresti organizzare collaboratori collegati in rete che poco alla volta sarebbe come se fossero li con te, e sicuramente altri disposti a passare un periodo sufficiente a capire come collaborare.
Poi la organizzazione di occasioni di periodi di incontri e contemporanee attività di lavoro, concreto, anche di sistemazione fisica edile/impiantistica. Occorre chi sviluppi in un dettaglio "costruttivo" sulla base di un elenco di necessità, nel quale ci sia spazio per giovane e meno giovani.
Ricordandoci che a Mosè che ha picchiato 2 volte la roccia ... gli è stata preclusa la tappa di arrivo. Un bel rischio. A volte si picchierebbe più volte, e guardando il cielo vien voglia di dire ...allora ? ... ci sei?
Si, la Preghiera c'è per te, per il Papa, perché arrivi quel "vento".
ciao - Carlo
Carissimo Paolo,
è un grande regalo che ci fai il poter seguire anche da lontano la tua vita, non certo facile e luminosa come era sembrata il giorno della tua elezione a vescovo....
Mi associo a tante parole d'affetto che molti ti hanno scritto. Stai sicuro della nostra vicinanza, anche concreta se sarà possibile, e che faremo tesora di quello che vedi e comprendi.
Un forte abbraccio
M.Teresa Ruggieri
Due buone notizie:
la prima, a quanto leggo e non poteva essere diversamente, finalmente è arrivato qualcuno che farà girare l'economia dell'episcopio (e non solo)!
La seconda, è ascoltare un uomo di Dio come Paolo che quando si "umanizza" anche nei suoi limiti e paure (che fanno solo bene) ci regala alti momenti di grazia e riflessione.
Andrà tutto benissimo... Insieme nella preghiera, a disposizione.
Love & peace
FS
GRAZIE perché sai attraversare le difficoltà senza negarLe ....e prego perché Tu le possa attraversare in Sua compagnia !!!! Cristina Mannari
GRAZIE Paolo. Ti seguo con affetto e preghiera. Prima o poi tornerò a trovarti. Alberto Di Dio
Caro P. Paolo, grazie per questi tuoi messaggi. Léa e io ti ricordiamo. Un grande abbraccio. Raffaele
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