giovedì 14 aprile 2016

14 aprile 2016, in partenza per l'Italia


Carissimi amici -  mio invisibile e prezioso sostegno, mia chiesa - alla vigilia del mio rientro in Italia per alcuni giorni (visite alle "colonne" di Roma, ad alcuni benefattori, incontri con varie persone di ONG e ONLUS da cui speriamo aiuti ...) eccomi finalmente a voi. Ho tanto desiderato scrivervi in questi 2 mesi dall’ultimo post, ma alla fine ho sempre aspettato il momento giusto che ovviamente non viene mai. In realtà è duro consegnare a poche parole una moltitudine di stati d’animo per cui si è sempre restìi … ad incarnarsi! Finalmente la grazia di Dio urge interiormente, come dice l’Apostolo, e così eccomi a voi.
I due messi passati hanno continuato ad essere sotto il segno della via dura. Fatica dovuta a dover rimettere in moto una macchina ferma da tempo e dove il fatalismo generalizzato ha sempre avuto la meglio. Fatica nell’avere le “procure” che mi permettano di agire con gli immobili, fatica nel procedere con le pratiche burocratiche, fatica ad accettare un contesto quotidiano, casalingo, spiritualmente formale e poco interessato.
Rispetto a 2 mesi fa, si è fatta più chiara la percezione che i pericoli – come quasi sempre nella vita – non vengono da fuori. Francamente la situazione qui è tranquilla e solo il terrorismo mediatico fa credere che qui siamo in stato di guerriglia o di continui attentati. Nel sud est ci sono zone problematiche, certo, ma ben delimitate (e comunque molto lontane da dove abito io). Nel resto del paese la vita procede tranquilla, direi più tranquilla che non a Bruxelles o a Parigi o in quei luoghi dove ormai la paura è diventata una cappa angosciante e che sono obbiettivi sensibili. I terroristi vogliono far credere che sono potenti e quindi cercano il colpo spettacolare. Anche un vescovo potrebbe esserlo, ma francamente ho così tanto da lavorare che non penso a queste cose!

 Vista da qui l’Europa fa una figura pietosa: pensare di liquidare le masse di persone disperate - che sperimentano sul serio e quotidianamente la guerra e il terrorismo, la fame, la nudità, l’umiliazione - delegando ad altri e pagandoli per non vedere il problema, conferma che i nostri paesi, sazi, impauriti e disperati, trattano anche le persone come i detriti tossici, prodotti in quantità da noi ed esportati qua e là, dove costa meno. Potrà mai venire la benedizione di Dio su paesi che chiudono le porte a gente che scappa dalla violenza e dai tiranni, come Maria, Giuseppe e Cristo (Mt 2). Vengono in mente le dure parole bibliche verso quei popoli (Edom e Moab) che non lasciarono passare il popolo di Dio in cammino disperato dall’Egitto verso la terra promessa e furono castigati per la durezza del cuore.
Ringrazio il Signore che non fa mancare profeti e uomini dal cuore di carne: l’esempio e le parole di papa Francesco sono state per me, in questo periodo, la luce che ha rischiarato i momenti più duri e tenebrosi. Insieme con questo uomo coraggioso e libero, la luce della Pasqua mi è arrivata di riflesso dai resoconti del monaco che ho invitato a celebrare in arabo le feste pasquali per i rifugiati iracheni e siriani in una parte del paese dove sono completamente isolati da chiese, monasteri e altro. Confessioni, battesimi, eucarestie, unzioni degli infermi, incontri, feste … hanno acceso luci di resurrezione per questa gente che non ha una chiesa, ma che sono più chiesa di noi, francamente. In allegato potete leggere qualcosa, senza i nomi, per ovvi motivi.
Tornando alla vita quotidiana, due cose mi appaiono in questo sguardo retrospettivo: a quasi 70 anni molte cose diventano faticose se uno è privato delle sue piccole abitudini nei vari settori della vita. Io scopro, accanto alle tante energie che il Signore mi dona, anche tutte le mie fragilità su cose secondarie, certo, ma che infine mi permetterebbero di lavorare in modo tranquillo. Invecchiare non è uno scherzo: il cibo, il letto, il bagno, il tempo atmosferico, la pulizia … tutto diventa piuttosto delicato. Grazie a Dio siamo verso la fine dei lavori di ristrutturazione delle stanze e uffici dove abiterò e spero quindi di sentirmi di più “ a casa”. Seconda cosa, fintanto che abiti nella tua terra, con la tua lingua e puoi sempre contare su qualcuno a cui chiedere una consulenza … non ti accorgi di quante infinite cose abbiamo bisogno e di quanti ci serviamo, così come siamo in un network di relazioni forse non tutte bellissime ma reali. Qui anche il non capire come orizzontarsi nel nuovo computer che ovviamente stravolge quell’assetto che a fatica avevi imparato con il software precedente … diventa un dramma!
Come diventa complicato aprire un conto in banca, avere una carta di credito, capire come investire i quattro soldi del Vicariato in attesa di spenderli; così come saper quanto hai già consumato del contratto telefonico. Stupidaggini, certo, ma che diventano logoranti quando devi dipendere in tutto e non sai come funziona quel complesso “culturale” che è simile, ma anche diverso dal tuo.
Ma io sono strafortunato e aiutato: penso a quei poveri Cristi che arrivano senza soldi, senza amici, senza conoscenze, senza essere mai usciti dal loro piccolo mondo-ambiente (Umwelt dicono i tedeschi – mondo che ti sta attorno).
Il dramma dell’ottenere il permesso di soggiorno (ikamet) è stato uno dei banchi di prova di tutto questo: la burocrazia è odiosa in tutto il mondo, è ovvio, così come in genere l’ottusità di chi la governa e gestisce. Ma ci sono poi le contraddizioni palesi che ti logorano: devi avere 5000 euro in banca per avere l’ikamet, ma non puoi aprire un conto se non hai l’ikamet! Per fortuna la gente che traffica il denaro è sempre disposta a chiudere un occhio pur di avere i tuoi eurini per cui il problema è risolto. Più complicato quando devi far dialogare due uffici governativi, ognuno dei quali viaggia per conto suo. Sono un vescovo, rappresento ufficialmente la S. Sede per molte cose, ci sono relazioni diplomatiche tra i due “stati”, ma di fatto sono semplicemente uno straniero e nessuno dei due stati sembra sia interessato a far procedere le cose con più criterio. Quindi sono uno straniero qualunque, nonostante mi chiamino eccellenza.
Lasciando da parte la vita quotidiana, a cosa ho lavorato in questo periodo? A contattare organizzazioni non governative e fondazioni che ci aiutino a rilanciare la Caritas, a ristrutturare gli edifici e a lanciare qualche progetto, come una scuola a Mersin.
Quindi lettere, telefonate, incontri, documentazione da presentare, progetti da vagliare ecc. e delegazioni da ricevere. Davvero però tante amicizie antiche o recenti tornano preziose. La mia ricchezza in questo tempo sono gli amici e gli amici degli amici.
Purtroppo non ho un segretario e faccio un po’ tutto da me, ma francamente è un po’ troppo. Non so come fare perché non è semplice trovare una persona che sappia scrivere in italiano e abbia discrezione e capacità di segreteria a questo livello.
Lo studio della lingua turca è quello che ha fatto le spese di questo periodo che avevo pensato in modo molto diverso prima di partire. Sono ancora a zero e questo non può andare avanti a lungo. Purtroppo nei più diversi contesti (anche la conferenza episcopale turca) la lingua maggiormente comune e a tutti è l’italiano. Anche nelle variegate comunità religiose spesso si parla italiano … Se il nostro stato prendesse più sul serio questo network ecclesiale potrebbe facilmente fare dei centri culturali in italiano a decine: anche i semplici fedeli infatti finiscono per orecchiare qualcosa di italiano. In casa a Iskenderun si parla rumeno o italiano, mai turco.
Circa le prospettive del Vicariato, parrocchie e quantaltro, sempre più mi rendo conto che sono un vescovo che deve quasi sempre obbedire i Provinciali dei vari ordini religiosi che decidono come ritengono opportuno. La mancanza di una chiesa diocesana è un grave limite …
Dopo Pasqua – lasciamo perdere le liturgie della settimana santa … – sono stato alcuni giorni a Istanbul per riunioni e incontri vari: una città sempre affascinante e ricca anche dal punto di vista ecclesiale: preti, suore, iniziative, soldi … a Istanbul non mancano a nessuna chiesa cristiana. Ma devo dire che sono tornato volentieri nel sud povero.
A Istanbul però ho trovato una casa di suore – sull’ “isola grande” – ottima (pulita, economica, bella) per farci gli esercizi, le vacanze e come base per visitare Istanbul. Posto tranquillissimo perché si gira solo su carrozze a cavalli e piccoli scouter elettrici! Quindi cari amici non avete più scuse: la prossima vacanza o corso di esercizi sapete dove venire. Come anche al sud, mare pieno, ho trovato sistemazioni niente male. Basta evitare il periodo delle vacanze scolastiche e sono garantiti luoghi e prezzi che permettono abbondantemente di ammortizzare il viaggio aereo.
Quindi …
Arrivo al termine: un primo periodo che mi è sembrato lungo come un anno sta terminando. Adesso in Italia sarò come una pallina da flipper tra incontri vari e di vario tipo come dicevo all'inizio. 
Poi riparto col pulmino che la comunità di Padova mi vende e porterò giù molta della roba che è rimasta lì, soprattutto i libri. Sperando di non avere problemi alla frontiera greco – turca. I libri, anche se miei personali e usati, possono essere considerati pericolosi! Il mondo non si smentisce mai: ricordate il film Farenheit 451? Forse no, siete giovani (ma non tutti!).
Saranno 2500 km via terra e Ancona - Igoumenitza in traghetto.
Tante le cose ancora da raccontare … ma accettiamo i limiti dell’incarnazione!
Un abbraccio a tutte/i e a ciascuna/o.
Pregate per me perché la mia poca fede è in aumento!

+ Paolo, il vescovo che avete consacrato e inviato in missione il 1° novembre 2015

ecco le 3 lettere dell'amico monaco che ringrazio ancora di cuore


21 marzo
Caro padre
Pace a te

Grazie davvero per questa opportunità che mi avete offerto, di questa occasione unica di servire la Chiesa in questo modo. Appena siamo arrivati sabato abbiamo visitato qualche famiglia e i loro malati ... anche domenica mattina abbiamo visitato dei malati, la Messa delle Palme invece l'abbiamo celebrata in una casa dove c'erano più di 150 persone senza i bambini... era una delle più belle celebrazioni della mia vita.
Ho difficilmente trattenuto le mie lacrime per la commozione, era anche una messa un po' dolorosa perché vedevo le ultime tracce di una chiesa secolare in estinzione ... prima della messa un po' di persone si sono accostati al sacramento della riconciliazione con tanta sincerità ... tutti i ragazzi suddiaconi sono generosi e entusiasti, tutto era preparato nei minimi dettagli. Alla fine della celebrazione hanno cantato, battendo le mani, un canto ispirato al salmo che invita tutti i popoli ad applaudire al Signore, abbiamo agitato per aria i piccoli ramoscelli di cipresso perché qui non ci sono gli oliveti: è stata una vera festa, volti trasfigurati dall'Eucaristia che non avevano ricevuto da mesi e mancava loro .... che nostalgia che avevano di Gesù sacramento!
Finita la messa abbiamo portato l'Eucaristia agli ammalati dando anche ai bisognosi il sacramento dell'unzione degli infermi ... vecchi, malati e bambini malati e andicappati ...
Oggi lunedì abbiamo fatto un altro giro di visite agli ammalati che continueremo dopo pranzo
Grazie di nuovo ....

25 marzo
Caro padre salve. 
Stasera mi sento stanco e le gambe non mi supportano più per quanto abbiamo camminato e girato portando l'Eucaristia e l'unzione degli infermi agli ammalati, agli anziani e agli andicappati ...
Sì certo quando una casa è lontana prendiamo un taxi. Però non mi sono sentito stanco finche non abbiamo finito il giro, quando ci stavano ancora persone da visitare provavo solo entusiasmo e slancio ... non so dove trovavo l'energia.... o forse lo sappiamo bene io e te!
La permanenza a … è andata bene ma non abbiamo potuto celebrare una messa per tutti poiché c'era qualcuno che aveva minacciato il proprietario della sala dove normalmente celebra la comunità che se la affitta di nuovo per la messa lo faranno fuori … 
Quindi abbiamo deciso di portare l'Eucaristia nelle case a tutti e non solo ai malati. Per me è stata una esperienza nuova, un po' strana ma bella .... come media camminavamo ogni giorni quasi 10 km percorrendo le vie, salendo le scale e cercando le abitazioni. I ragazzi erano bravissimi, generosi e ben organizzati. Entravo nelle case di cristiani di tutte le chiese, pregavamo secondo vari riti e tradizioni ... grazie a Dio conosco perfino una preghiera in armeno ... cercavo di valorizzare tutte le tradizioni … 
Ho visto casi estremi di povertà, di handicappati gravi, di persone con depressione ma anche di fede viva, vera e genuina. 
La consolazione è incommensurabile .... ho appreso tanto, ho visto lacrime generose e commozioni sincere di persone che desiderano con tanta nostalgia di ricevere l'Eucaristia...  sopratutto le donne ... ho capito che queste poveracce avevano sofferto tanto e sopportato tanto già nelle loro società prima di lasciare l'Iraq. 
Mi sono commosso per qualche caso in particolare di donne che hanno mostrato tanto amore verso l'Eucaristia e anche di vedere bambini e ragazze andicappati e sono stato sorpreso e consolato dalla pazienza dei loro genitori e delle loro famiglie .... mi sembra che questo messaggio possa finire se ti racconto tutto…
In sintesi a … abbiamo celebrato 4 messe nelle case inclusa quella del giovedì santo con il lavaggio dei piedi di quasi tutti i presenti, bambini, uomini e donne: eravamo una quarantina. Non aspettavo che accettassero così quasi tutti di farsi lavare i piedi, soprattutto le donne, ma erano davvero felici.
Abbiamo celebrato il battesimo di una bimba di 3 mesi.
Ero ospite nelle case, non nell'albergo. Incontri ricchi di umanità ... e di verità indescrivibile. 
Le persone che mi accompagnavano erano uniti tra di loro (sono il comitato che segue le vicende dei cristiani e organizza le preghiere e la distribuzione degli aiuti ... ecc), immagina che non ho capito per i primi due giorni se la famiglia che mi ospitava era cattolica o ortodossa, da tanto erano aperti e universali! Io non ho chiesto per rispetto, ma di più perché non serviva ....

Assisto, come ti dicevo nella prima mail, in maniera dolorosa alla tragedia di queste chiese che nonostante che siano diverse e molteplici (ortodossi, cattolici di vari riti) sono effettivamente uniti, cioè qui la chiesa è veramente una.

Oggi sono arrivato a … e abbiamo visitato qualche malato, domani a Dio piacendo celebreremo la messa della Risurrezione nel pomeriggio nella sala dell'albergo dove sono alloggiato, hanno provveduto già per tutti i permessi necessari e la sala è bella spaziosa ed è esposta bene al sole al 7° piano 
In prima serata abbiamo pregato nella casa di un Diacono assiro della chiesa detta antica d'Oriente: veramente ho solo assistito perché pregava lui e la sua famiglia in assiro antico, una forma originale dell'aramaico, davanti a un povero altare come puoi vedere nelle foto che ti manderò; è una famiglia sofferente perché la loro figlia ventenne è stata rapita a Bagdad 3 anni fa e non ne hanno nessuna notizia... nella preghiera ho letto in arabo il vangelo della crocifissione, morte e sepoltura di Gesù Cristo nostro Dio, ed era questa la mia azione liturgica del giorno. 
Ora ti saluto. Uniti nell'attesa dell'aurora domenicale 
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28 marzo
Durante tutto il viaggio pregavo per te con i fedeli nelle celebrazioni eucaristiche pensando che se non ci fossi stato tu non avrei potuto fare questa esperienza ed effettuare questo servizio. Mi dispiace quello che hai vissutonelle tue piatte e fredde liturgie  … anche questa che hai vissuto si chiama povertà … il Signore ti aiuti ad arricchire quella chiesa e a completare ciò che le manca della passione di Cristo.
I miei ultimi due giorni sono passati così:
Venerdì Santo siamo arrivati (io e il bravo uomo che mi accompagnava) a … dove ci aspettava un diacono assiro di una piccola chiesa assira detta “vecchia”, tipo i vecchi cattolici, un comunità che non sapevo in modo conscio che esistesse, una persona ferita e provata, Diacono vero, cioè ha il primo grado dell’ordine, padre di una famiglia di due ragazzi e due ragazze; la sua figlia ventenne è stata rapita a Bagdad tre anni fa e di cui la famiglia non sa più nulla … che dolore dover lasciare la patria in queste circostanze … ora mi rendo conto di averti già scritto questo ma lo lascio qui perché esprime quanto mi ha segnato questa storia … le lacrime della madre mi stanno dinnanzi e mi bruciano le guance …
L’indomani abbiamo celebrato la messa alle 15:30 nella sala dell’albergo: il diacono aveva fatto lui il pane per l’Eucaristia come usa nelle chiese orientali; ho dedicato un tempo alle confessioni prima della messa, poi con il coro abbiamo preparato la liturgia e i canti … la sala era gremita di persone, 250 circa … per spezzare il pane ho impiegato quasi 5 minuti … e per la comunione mi ha aiutato il diacono … era un po’ difficile convincerli di non fotografarmi perché non volevo finire su Facebook, per prudenza, sai siamo controllati  … non credo ci saranno problemi ma meglio non entrare in questioni e dubbi.
Nelle prediche in genere sottolineavo il fatto che loro sono una chiesa sofferente crocifissa viva, che sono una testimonianza per tutti noi, per tutta la Chiesa universale, dicevo loro che la grande tribolazione non è certo la persecuzione dell’Isis ma è quella di conservare la fede e la speranza perseverando nella carità in queste circostanze. Incoraggiavo loro ad una maggior apertura per non appartenere alla Croce e dimenticare il Crocifisso, poi concludevo con il discorso del perdono, comunque difficile ma assolutamente decisivo per i discepoli e le discepole di Cristo. La cosa bella è che nonostante tutto tanti affermavano e acconsentivano che è vero che bisogno perdonare. Dicevo pure che dobbiamo combattere l’odio nei nostri cuori e in quelli dei nostri bambini, che non devono ereditare il nostro odio, che dovremmo comunque combattere, ma ai nostri figli dobbiamo trasmettere solo valori evangelici di perdono e riconciliazione.
La fede di questa gente non finiva di sorprendermi, mi sentivo travolto dalla grazia di Dio e dalla semplicità e profondità della loro fede e di conseguenza mi sentivo infinitamente piccolo, mentre loro continuavano e insistevano a baciarmi la mano; anche quando la ritiravo in dietro alcuni la prendevano di nuovo … quando entravo nelle case per i pasti trovavo una tavola imbandita ricca di ogni delizia, doveva essere una settimana di digiuno ma loro dicevano: padre è una grande grazia che sei entrato nella nostra casa, come se fosse Cristo che viene a trovarci. Perciò anch’io accoglievo il senso della festa perché il Signore è tra di noi, e questo vale di più dei digiuni … il cibo era una espressione del loro amore e quindi andava accolto con gratitudine e gioia.
Dopo la messa siamo partiti subito per …  Arrivati lì abbiamo pernottato nella casa di … con la sua bella famiglia … un’altra cena solenne … il giorno dopo, la Domenica, con l’ora nuova ci siamo orientati verso la sala vicina alla casa, dove c’era il coro più grande e organizzato con un dirigente che suonava la tastiera, era un coro siro-cattolico, abbiamo celebrato solennemente la Risurrezione con quasi 450 persone, quattro ciotole di pane spezzato già prima della messa e tre grandi pani fatti dal diacono a … abbiamo anche fatto il rito della benedizione dei “quattro venti” con la croce, cioè chiedendo benedizioni per tutto il mondo, e anche con il rito della benedizione dell’olio che si fa normalmente all’inizio della quaresima; ho spiegato loro che lo facciamo ora perché non mi era possibile andare a trovare i loro malati, così ogni famiglia ha preso un pezzo di cotone intinto nell’olio benedetto, che va usato come se fosse l’acqua santa, nelle case per i malati e i bambini ….ecc.
Tutti erano riconoscenti e io di più, loro mi ringraziavano e invece ero io che ero grato a loro, a te, ma sopratutto al Signore che mi ha mandato lì.
Dopo una colazione abbondante siamo andati a visitare la zona di … dove ci sono le grotte che erano abitate e le chiese e i monasteri scavati nella montagna …    Per la messa erano venute quattro famiglie giovani con i loro figli per celebrare con noi la pasqua … insieme abbiamo trascorso la giornata in preghiera e canti e gioia pasquale … La sera ho preso il bus per … dove mi aspettavano … siamo andati alla casa di … dove sua madre aveva preparato  una cena pasquale come si deve … io stavo senza pranzo e loro pure perché mi aspettavano … abbiamo mangiato prima e dopo celebrato la messa di Pasqua intorno a un piccolo tavolo, eravamo in 4 a lodare Dio e pregare per i morti, gli ammalati e per il modo intero … Il Signore era presente nella stessa intensità con cui lo era per la messa delle 450 persone … insomma a Lui bastano due o tre persone riunite nel Suo Nome …
Ti abbraccio forte e ti ringrazio di cuore a nome di tutti questi poveri … grazie grazie grazie
Cristòs anèsti


2 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie delle tue notizie padre Paolo. Ti ricordo sempre nella mia preghiera. Ciao. Ornella

Unknown ha detto...

Ero un po' in arretrato! uniti nella preghiera! Marco

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