Cari amici nonostante io lavori molto, dentro di me si assommano pigrizia e perfezionismo quando, in certi momenti, devo affrontare cose per me preziose come il raccontarvi nel blog le mie vicende.
Ormai sono passati due mesi da quando sono venuto dall’Italia: due mesi molto
intensi, la seconda tappa della mia nuova vita turca. La prima tappa si era
conclusa a metà di aprile quando sono rientrato in Italia, ma soprattutto
quando è terminato il grosso dei lavori di ristrutturazione dell'appartamento,
ricavato nel vecchio convento.
Il rientro in Italia fu segnato anche da una certo timore perché avevo preso molti impegni nei giorni italiani. Per questa prima volta ok, ma sarà l’unica! Domenica 17 aprile ero nella parrocchia di Empoli, dove sono stato accolto con molto affetto dal parroco e da tutta la comunità parrocchiale che aveva raccolto dei fondi per le attività lanciate a novembre: ho celebrato l'Eucaristia e ho raccontato qualcosa della mia missione. Il pomeriggio c'era a Firenze uno spettacolo organizzato da Agata Smeralda - una onlus che tanto mi ha aiutato - con un gruppo di giovani di Empoli: un breve saluto, ma anche l’occasione per salutare persone che non vedevo da tempo immemorabile. La sera di corsa su al Mulino da cui sono ripartito la mattina dopo, per scendere poi di nuovo a Firenze per alcuni incontri; ma la sera stessa di lunedì 18 ero già a Roma per incontrare “le colonne”, come faceva Paolo (Gal 2,9). Sono rientrato da Roma di corsa perché mercoledì 20 avevo a Firenze incontri con una fondazione. Ma la sera ero già all'Antonianum per un incontro con la gente: sono arrivato molto stanco ma ricordo bene che proprio la stanchezza alla fine fu preziosa perché mi permise di parlare con calma. È stato veramente un bel momento, come tornare in famiglia: sono grato a tutti coloro che vennero. Nei due giorni successivi tanti incontri, con la comunità Bethesda e con altre persone. Venerdì sera 22, nella sala della Basilica di Sant'Antonio, presentazione del libro di don Giorgio Ronzoni sui movimenti ecclesiali (Le sètte sorelle, ediz Messaggero, Padova): una bella serata anche quella, sia per il libro molto significativo che vi invito a leggere, che per l'accoglienza della gente e per la sintonia tra noi due. Dal 23 al 25 tre bellissimi giorni con il gruppo Famiglie Oltre, sopra Possagno, in un santuario con vista splendida e cucina ottima! Padre Guido ci introdusse in poche ore alla tematica della giustizia riparativa, che ci permise di lavorare a lungo sull'onda delle cose significative che avevamo ascoltato. L'altro impegno a cui tenevo molto è stato quello di martedì 26 all'Università di Padova, con una relazione su giustizia e misericordia nella Bibbia. Valentina e Marco Cian avevano organizzato alla perfezione questo significativo momento per far conoscere in ambito universitario la tematica del Giubileo della Misericordia, la cui bolla di indizione avevamo meditato a Carezza durante Bibbia e Neve. Si sono succedute quattro relazioni: con gioia vi comunico che verranno raccolte in un libro. Notevole fu la sintonia tra i relatori, tutti praticamente concordi nel sostenere che solo la misericordia è capace di sbloccare certe situazioni di male. Il giorno dopo, di corsa a Milano per incontrare alcune persone tra cui il caro amico Luciano Manicardi, a cui ho presentato la richiesta di apertura di una succursale di Bose nel Vicariato di Anatolia. Molto cordiale l’accoglienza del progetto … ma purtroppo non è possibile per loro aprire altri fronti, come mi comunicarono un mese dopo. Peccato! Ma non dispero per il futuro: aprire una comunità che si interessi al patrimonio spirituale delle chiese orientali in questo luogo, crocevia tra la Siria, la Cappadocia, l’Irak ecc, sono convinto che sarebbe molto interessante. Qui c’è una bella biblioteca, creata da mons. Padovese, ci sono stanze e aule attrezzate per tenere dei seminari di studio, incontri ecc.
Il rientro in Italia fu segnato anche da una certo timore perché avevo preso molti impegni nei giorni italiani. Per questa prima volta ok, ma sarà l’unica! Domenica 17 aprile ero nella parrocchia di Empoli, dove sono stato accolto con molto affetto dal parroco e da tutta la comunità parrocchiale che aveva raccolto dei fondi per le attività lanciate a novembre: ho celebrato l'Eucaristia e ho raccontato qualcosa della mia missione. Il pomeriggio c'era a Firenze uno spettacolo organizzato da Agata Smeralda - una onlus che tanto mi ha aiutato - con un gruppo di giovani di Empoli: un breve saluto, ma anche l’occasione per salutare persone che non vedevo da tempo immemorabile. La sera di corsa su al Mulino da cui sono ripartito la mattina dopo, per scendere poi di nuovo a Firenze per alcuni incontri; ma la sera stessa di lunedì 18 ero già a Roma per incontrare “le colonne”, come faceva Paolo (Gal 2,9). Sono rientrato da Roma di corsa perché mercoledì 20 avevo a Firenze incontri con una fondazione. Ma la sera ero già all'Antonianum per un incontro con la gente: sono arrivato molto stanco ma ricordo bene che proprio la stanchezza alla fine fu preziosa perché mi permise di parlare con calma. È stato veramente un bel momento, come tornare in famiglia: sono grato a tutti coloro che vennero. Nei due giorni successivi tanti incontri, con la comunità Bethesda e con altre persone. Venerdì sera 22, nella sala della Basilica di Sant'Antonio, presentazione del libro di don Giorgio Ronzoni sui movimenti ecclesiali (Le sètte sorelle, ediz Messaggero, Padova): una bella serata anche quella, sia per il libro molto significativo che vi invito a leggere, che per l'accoglienza della gente e per la sintonia tra noi due. Dal 23 al 25 tre bellissimi giorni con il gruppo Famiglie Oltre, sopra Possagno, in un santuario con vista splendida e cucina ottima! Padre Guido ci introdusse in poche ore alla tematica della giustizia riparativa, che ci permise di lavorare a lungo sull'onda delle cose significative che avevamo ascoltato. L'altro impegno a cui tenevo molto è stato quello di martedì 26 all'Università di Padova, con una relazione su giustizia e misericordia nella Bibbia. Valentina e Marco Cian avevano organizzato alla perfezione questo significativo momento per far conoscere in ambito universitario la tematica del Giubileo della Misericordia, la cui bolla di indizione avevamo meditato a Carezza durante Bibbia e Neve. Si sono succedute quattro relazioni: con gioia vi comunico che verranno raccolte in un libro. Notevole fu la sintonia tra i relatori, tutti praticamente concordi nel sostenere che solo la misericordia è capace di sbloccare certe situazioni di male. Il giorno dopo, di corsa a Milano per incontrare alcune persone tra cui il caro amico Luciano Manicardi, a cui ho presentato la richiesta di apertura di una succursale di Bose nel Vicariato di Anatolia. Molto cordiale l’accoglienza del progetto … ma purtroppo non è possibile per loro aprire altri fronti, come mi comunicarono un mese dopo. Peccato! Ma non dispero per il futuro: aprire una comunità che si interessi al patrimonio spirituale delle chiese orientali in questo luogo, crocevia tra la Siria, la Cappadocia, l’Irak ecc, sono convinto che sarebbe molto interessante. Qui c’è una bella biblioteca, creata da mons. Padovese, ci sono stanze e aule attrezzate per tenere dei seminari di studio, incontri ecc.
A Milano ho
incontrato anche A. N. e la sua equipe che mi accompagnano nella gestione
finanziaria del Vicariato. Ma il momento più emozionante è stato reincontrare
A., dopo oltre 20 anni. L’amicizia degli anni ’70 è ripresa come per incanto.
Il ritorno a Padova fu in auto con il caro Maurizio, così avemmo la possibilità
di fare quattro belle chiacchiere altrimenti impossibili, vista la sua
agendina, peggiore della mia!
Mattina dopo
di nuovo a Firenze per l’assemblea annuale degli Amici del Medio Oriente: molto
breve ma intensa, rientrando la sera stessa a Padova. Sabato 30 ero a Bologna
per un momento per me estremamente commovente, vissuto come in un sogno:
infatti l’arcivescovo Luppi mi aveva chiesto di presiedere la Messa per la
venuta della Madonna di San Luca in città (una volta l'anno il quadro della
Madonna di San Luca dal santuario sulla collina scende giù in città: è un
momento molto significativo per tutta la città). La città mi è molto cara avendoci
vissuto, in due periodi, 24 anni: vi ho
fatto l'università, dopo l'ordinazione sacerdotale, e lì ho vissuto i miei
primi anni da giovane presbitero; lì sono nati i gruppi Servire la Buona Notizia,
la comunità Marana-tha, la CVX Pedro Arrupe e mille altre relazioni e
iniziative. Lì sono stato 12 anni direttore di Villa San Giuseppe, dove ho
vissuto momenti indimenticabili. Dopo la Messa, un'intervista: potete trovarla al
link
https://www.youtube.com/watch?v=OLNgVTPEGZY.
Il 1° maggio
alla festa della comunità Maranà-tha, cosa buona e giusta. Per la prima volta
dopo 30 anni consecutivi di bel tempo - anche quando tutto intorno pioveva -
quest'anno invece la pioggia! Un segno che non cambiava solo la mia vita!
Sono state
poche ore, ma è sempre molto commovente per me rivedere tante persone e
constatare come il Signore è fedele ai sogni che ci mise nel cuore leggendo il
libro degli Atti degli Apostoli: una vita condivisa e aperta agli altri, specie
a chi è in difficoltà, È POSSIBILE (è anche il nome della nostra Fondazione).
Mentre
scorrevano questi giorni di fine aprile, preparavo la partenza con il pulmino acquistato dalla comunità di
Padova per la Turchia avendo come compagno Luciano della comunità del Mulino:
siamo a lunedì 2 maggio. Scesi ad Ancona e saliti sul traghetto, la mattina
dopo eravamo in Grecia, accolti da un forte temporale che non ci ha impedito
tuttavia di percorrere bene questa meravigliosa autostrada che ripercorre il
tracciato dell'antica Via Egnatia. È
la via percorsa da s. Paolo e da tante generazioni di cristiani che andavano a
Roma o che ritornavano da Roma nelle comunità cristiane del Medio Oriente. Il
viaggio è filato via liscio, con un po' di incertezze su quanto sarebbe
capitato alla dogana: avevo tutto in regola, tuttavia le barriere doganali e di
frontiera mi mettono sempre inquietudine; benedetto chi le abolisce! La polizia
di frontiera turca comunque è stata molto gentile e così la sera del giorno 3 maggio
alle 19.00 circa entravamo in territorio turco! Sotto un diluvio d’acqua e in
mezzo ad un fiume di auto, abbiamo finalmente attraversato il Ponte sul
Bosforo, uno dei punti dove più facilmente si possono perdere alcune ore. Tutto
ok e in un piccolo albergo in terra asiatica abbiamo passato la notte. Al
mattino del 4, ci siamo messi in viaggio per gli altri 1000 chilometri che ci
attendevano, arrivando finalmente a Iskenderun per cena.
Sono stati
due giorni e mezzo di viaggio molto belli che ricordo ancora con piacere: con Luciano
tutto benissimo e con il pulmino anche. Abbiamo viaggiato sempre col fresco e
anche se in alcuni punti abbiamo avuto dei temporali, abbiamo potuto tenere
un'ottima media e con una giusta stanchezza siamo arrivati a destinazione. Il
viaggio via terra è molto diverso da quello in aereo, che è comodo ma è anche
un grande inganno: si arriva rapidamente e non ci si rende conto del lungo
tragitto; da Padova a Iskenderun sono circa 2400 km più una notte in mare. Viaggiando
via terra, pian piano ci si rende meglio conto della distanza tra i due paesi,
non solo geografica ma anche riguardo a usi, costumi, paesaggi, ecc. La Grecia l’abbiamo
trovata in condizioni piuttosto miserevoli, mentre entrando in Turchia ci sembrava
di rientrare in Europa. Un viaggio lungo dunque, però vale la spesa farlo, per
chi ha un po’ di tempo a disposizione: non ci sono difficoltà, è tutta
autostrada o superstrada, i panorami sono molto belli e la gente dovunque molto
cordiale.
Appena rientrato ho trovato la sorpresa: quelli di casa avevano portato tutto nella nuova abitazione! Ho apprezzato la generosità di queste persone. Dopo però è cominciato un periodo abbastanza faticoso fino ad oggi, con corse in tanti negozi per prendere questo o quell'altro, per vedere come adattare i mobili alla nuova sistemazione, per verificare che tutto funzionasse. Ma la presenza di Luciano è stata preziosissima perché ha fatto con precisione e competenza mille lavoretti di rifinitura. In questo mese di giugno ho molto rimpianto non avere vicino uno pari a lui.
Appena rientrato ho trovato la sorpresa: quelli di casa avevano portato tutto nella nuova abitazione! Ho apprezzato la generosità di queste persone. Dopo però è cominciato un periodo abbastanza faticoso fino ad oggi, con corse in tanti negozi per prendere questo o quell'altro, per vedere come adattare i mobili alla nuova sistemazione, per verificare che tutto funzionasse. Ma la presenza di Luciano è stata preziosissima perché ha fatto con precisione e competenza mille lavoretti di rifinitura. In questo mese di giugno ho molto rimpianto non avere vicino uno pari a lui.
Arrivato dunque
il 3 sera, il 7 mattina ero già di nuovo in aereo per andare ad Ankara: dovevo
ricevere una delegazione della Conferenza episcopale svizzera interessata all’ecumenismo
e ai rapporti con la Turchia. Siamo stati insieme più di un giorno: colloqui impegnativi
per via delle varie lingue usate e degli argomenti. Sicuramente un'altra
occasione per raccontare un poco quello che qui la Chiesa vive.
Appena
rientrato, ho continuato nei lavori per sistemare la casa. Il pensiero però era
al pellegrinaggio nella terra del Santo che di lì a poco sarebbe iniziato; infatti
il 21 maggio sono partito per Israele con tre sacerdoti del Vicariato a cui ho
offerto questa possibilità insieme ai pellegrini italiani. Il gruppo è stato
veramente molto bravo sebbene molto eterogeneo e quest'anno per la prima volta
c'era anche una famiglia (V. e M. con Pietro di 9 anni, bravissimo veramente; ha
seguito tutto con molta attenzione e intelligenza). Il pellegrinaggio è stato
molto intenso per tutti e ancora una volta credo che segni una svolta nella
vita di fede di tutti, come mi hanno attestato alcune lettere dei pellegrini
successivamente. Per me è stato però abbastanza stancante - nonostante l'aiuto
di Luca Bombelli preziosissimo compagno e guida - tanto che poi negli ultimi
giorni mi sono anche un po' ammalato (come succede facilmente quando si è un
po’ affaticati). Passano gli anni, è un fatto.
Sono
rientrato volentieri a Iskenderun il 2 giugno sera. Dopo nemmeno una settimana però
ero di nuovo sull'aereo per andare a Istanbul per l'ordinazione di padre Rubén
Tierrablanca come nuovo vescovo di Istanbul. Io ero uno dei tre vescovi
ordinandi: il dono che ho ricevuto a novembre l’ho già ridonato ben due volte!
È stata una bella liturgia, molto partecipata, con canti in varie lingue ecc.
In pochi luoghi al mondo si può vivere questa varietà delle chiese cristiane riunite
come a Istanbul per queste occasioni. Il giorno dopo vari incontri e visite e
la sera la Messa di ringraziamento con il neopiscopo Rubén. Il giorno dopo una
grande celebrazione nella parrocchia più grossa e più significativa di
Istanbul, quella dedicata a S. Antonio, officiata dai Padri Conventuali, che
avevano organizzato tutto in modo molto solenne.
Al rientro a
casa è scoppiato il caldo umido che ha segnato quest'ultimo periodo: la vita è
diventata faticosa col termometro a 40 gradi e con il 60% di umidità!
Il 10 giugno
ci ha visitato la Madre Generale delle Figlie della Chiesa, con una consigliera
e le nostre suore ti Tarso: la loro presenza è una benedizione, speriamo nella
continuità!
Il 19 giugno
qui in parrocchia ho donato per la prima
volta Gesù eucarestia a 1 bambina e a 3 bambini, di cui uno figlio di rifugiati
siriani.
Il 24-25
sono stato in Cappadocia, incontrando un comitato cristiano di iracheni
rifugiati: persone che hanno vissuto drammi terribili, inimmaginabili. Alcune
famiglie nel giro di poche ore hanno dovuto lasciare TUTTO e fuggire senza
mèta. I bambini senza scuola da due anni,
gli uomini senza lavoro, la speranza a terra. In tutto questo dramma, chiedono
come prima cosa qualcuno che celebri la s. Messa. Sono rimasto fortemente
impressionato.
Quest’ultima
settimana, la festa di s. Paolo a Tarso, domenica 26, e quella di s. Pietro ad Antiochia
ieri: momenti solenni, con partecipazione devota e accurata della gente. Ieri
era presente anche il nuovo Nunzio, mons. Paul Russel, americano, molto
gentile.
Infine la
strage all’aeroporto, terribile! Ritengo che le radici vengano dal profondo, da
chi predica odio, divisione e disprezzo degli altri, da chi esalta il potere e
non il servizio. Una profonda ignoranza colpisce oggi molta gente che si fida
di predicatori della lotta per la supremazia del proprio gruppo, quale che esso
sia. E che predica la divisione. La divisione sta minando anche l’Europa e se
continuiamo così, perdendo il patrimonio culturale e spirituale dei padri
fondatori della UE, ben presto anche da noi ci sarà la guerra civile. L’indifferenza
per anni su quanto succedeva in Medio Oriente o addirittura la complicità
attraverso il commercio delle armi, ha creato i presupposti per una violenza
che non ha confini. P. Paolo Dall’Oglio lo aveva previsto e detto con
chiarezza. Nessuno lo ascoltava. Ma la sua intuizione rimane giusta: solo nel
rispetto e nel dialogo può crescere una vita civile ed evitare la
demonizzazione del nemico che porta alla violenza.
Rileggendo
questi 2 mesi, faccio alcune considerazioni per una rilettura aldilà della
cronaca.
Le due settimane italiane sono
state ricchissime di impegni pastorali in cui ho potuto donare qualcosa anche grazie
a quanto vivo in questa piccola chiesa sperduta. In Italia ci sono mille
possibilità di cui forse non si gode abbastanza: lo penso ogni giorno. Mi
domando anche se i cristiani in Italia non cerchino di conciliare tutto finendo
per mettere la fede all’ultimo posto. La vita certo in Italia è stressante più
che qui, nel profondo sud (diverso è Istanbul o altre città), e il nostro
benessere, ricco di molte possibilità mi sembra a volte costi un prezzo
esistenziale fin troppo caro. Nuovi modelli di sviluppo si impongono, lavorando
meno. Così come si impone un maggiore impegno civile per arginare il
diffondersi degli integralismi e del disimpegno. Mi colpisce l’uscita dalla UE
della Gran Bretagna più ancora che per il fatto in se stesso, per la profonda
divisione che adesso segna la vita degli inglesi: metà popolazione non si
rispecchia nell’altra; questo è terribile. Il divisore è all’opera nei nostri
paesi, aizzando allo scontro e alla divisione. Trovo sconcertante che anche da
noi improvvisati politici che offendono apertamente il prossimo, anche con
linguaggio da bettola, trovino tanto seguito. In Spagna da molto tempo non si
riesce formare un governo. Alcuni paesi della UE prendono decisioni unilaterali
verso i rifugiati. Anche negli USA assistiamo a dichiarazioni di possibili
presidenti segnate dal disprezzo e dalla chiusura indiscriminata. Tutto questo
non costruisce la pace. 70 anni senza guerra in Europa dovrebbero essere
custoditi dentro ciascun paese e tra i paesi, nel profondo rispetto
dell’avversario. Sembra risorgano invece messianismi fasulli che inducono a
pensare che basta un cambio di leader, di partito, di linea … per risolvere i
problemi. È un’illusione.
Il mio progetto per l’episcopio
a Iskenderun rimane quello di formare una comunità mista di sacerdoti, laici,
religiose e anche una famiglia: lo spazio e le possibilità ci sono. Solo la comunità,
la chiesa, può essere il propulsore della testimonianza cristiana, non il
singolo, nemmeno se vescovo. In questo le chiese orientali sono avanti rispetto
a noi latini, molto incentrati sulla persona del prete.
Ho bisogno
anche di qualcuno che mi aiuti nella vita ordinaria: tra lavori di segreteria,
tenere pulita la casa, preparare le valigie e l’attrezzatura da vescovo per le
varie cerimonie … non ho il tempo di leggere nemmeno un articolo. In Italia ci
sono tanti pensionati/e con le mani d’oro e la testa sveglia: nessuno vuol
venire ad aiutare questo vescovo? In passato era normale che le stazioni
missionarie vedessero la presenza di volontari per alcuni periodi. Coraggio,
qui non ci sono pericoli e si serve il Regno di Dio gratuitamente. E non ci si
perde in un bicchier d’acqua o in cose di nessun valore!
Ritengo
fondamentale anche la presenza della vita monastica, soprattutto femminile.
Sarò grato a chi mi aiuta a sensibilizzare comunità religiose in questa
direzione; anche segnalandomi qualche istituto da contattare.
La vita del Vicariato procede,
pur tra mille ritardi e difficoltà, per es. nel mettere ordine nei titoli di
proprietà e nella definizione dei confini: è davvero logorante lavorare con
certe istituzioni burocratiche, nostre o altrui.
L’aiuto ai rifugiati cristiani e
ai poveri (con la riapertura della Caritas), il rilancio della vita pastorale
attraverso la formazione del laicato, la costituzione di una comunità
articolata, l’apertura a presenze monastiche, costruire ponti con le comunità
cristiane italiane per uno scambio di doni e infine la valorizzazione degli
immobili e la loro urgente manutenzione dopo anni di abbandono: questi gli
obbiettivi che ho costantemente nel cuore e nella mente.
Continuate a pregare per me, per
queste chiese, per questo meraviglioso paese che merita di essere visitato. Il
terrorismo è un problema dovunque e non solo di qui; la violenza non abita qui
più che altrove: ci sono stati più morti in un anno negli USA a causa di pazzi
armati che non in Turchia in dieci anni.
In ogni
caso, stando nel Vicariato da molti mesi ormai, mi rendo conto che la vita dei
popoli e delle chiese dipende spesso da poche persone e che l’autorità è buona
solo se è servizio al bene comune, altrimenti è demoniaca più di ogni altra
cosa. Soprattutto mi convinco sempre più che solo il nostro amato Signore che
si è manifestato in Gesù e attraverso molti profeti, può salvare le nostre
povere vite. A Lui la lode per sempre e il nostro grido sia quello della chiesa
di sempre (1Cor 16,22 e Ap22,20): Maranà-tha, Vieni Signore!
4 commenti:
Leggendoti, mi e'sembrato di essere al tuo fianco mentre accadevano le cose che hai descritto; riesci ad essere vicino sempre; GRAZIE!
Un grande abbraccio.
Grazie infinite per riportarCi al tesoro del nostro cuore:il Signore Gesù!Grazie infinite per metterci in guardia di fronte al nemico! Un abbraccio Cristina Mannari
Grazie infinite per riportarCi al tesoro del nostro cuore:il Signore Gesù!Grazie infinite per metterci in guardia di fronte al nemico! Un abbraccio Cristina Mannari
Grazie per la tua accurata descrizione della realta' della "missione". Un po' di anni in meno mia vrebbero fatto "partire in quarta". Prego che il Signore interevenga e ti dia quello che serve...Con stima e affetto
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