Ormai l’immensa pianura della Mesopotamia si sta tingendo
dei pallidi colori dell’inizio tramonto: arancio, violetto, grigio tenue,
azzurro chiarissimo. La linea dell’orizzonte si perde mentre striature di nubi
sottili velano quel cielo che fino a ieri brillava incontaminato: la Siria è ai
piedi (in linea d’aria saranno 20 - 30 km), l’Irak a sinistra, mentre da una
bella e silenziosa camera d’albergo di Mardin contemplo questo territorio che
gli antichi denominarono appunto “in mezzo ai fiumi”, meso – potamia (Tigri ed Eufrate, “il fiume” nella Bibbia). Mardin,
arroccata ai suoi 1.000 mt di altitudine, sorveglia come sentinella gli
sterminati campi ben coltivati della piana.
Devo interrompermi più volte per fotografare come posso gli
stupendi colori che si avvicendano imperturbabili, ma il pensiero non è
anzitutto per il Creatore – benedetto Egli sia – né per voi cui scrivo, ma per
Paolo e per i due vescovi di Aleppo, anch’essi rapiti tempo fa. Paolo, Paolo, amato
confratello, dove sei? Cosa ti stanno facendo patire?
Su p. Paolo Dall’Oglio non abbiamo avuto nessuna notizia
certa, naturalmente, ma dal quadro di fondo tracciato da alcuni cristiani
locali, il suo e loro rapimento, mi sembra adesso più chiaro: è molto probabile
siano stati rapiti tutti e tre dalle forze speciali del governo di Assad. Tutti
e tre avevano avuto il coraggio di denunciare i terribili misfatti del
dittatore in carica. Nessun gruppo ha rivendicato il rapimento, tutto è
blindato dal silenzio tipico di analoghe operazioni dei servizi segreti siriani.
Continuiamo allora a pregare intensamente per loro e
facciamola finita una buona volta di pensare a quegli euro in meno che avremo da
spendere quest’anno. Cominciamo a rinunciare a quelle stupidaggini di cui sono
piene le nostre case e che in questi anni ci hanno chiuso nei nostri egoismi
provinciali, instupidito e fatto dimenticare molte, troppe cose. Quanto avviene
in Siria è di nuovo sceso nel dimenticatoio mediatico. Anche qui a Mardin i
giornalisti stranieri sono venuti e già ripartiti: non c’è più in circolazione
un Tiziano Terzani?
Eppure non mancano report precisi; oggi AVVENIRE pubblica la
denuncia alla Camera di Mario Marazziti, deputato di Democrazia solidale e
membro della commissione Esteri: «Considerato che il tasso di cambio per un
euro è di 1443 Dinari Iracheni, un bambino o una bambina da 1 a 9 anni costano
circa 140 euro, un po’ meno di 200 dollari. È la merce di maggiore valore. Sia
yazidi che cristiani» (documento in originale in http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Presentato-alla-Camera-il-documento-che-testimonia-il-tariffario-degli-sch.aspx).
Esiste una vera e propria «lista dei prezzi dei prigionieri schiavi dell’Isis».
Un “tariffario” agghiacciante: «Sotto i 50 euro la “merce” di minore valore, le
donne oltre i 40 anni. Prezzi intermedi, sotto ai cento euro, per le donne
cristiane o yazide tra i 20 e i 30 anni e tra i 30 e 40 anni».
Per il petrolio e per pretese esigenze di sicurezza,
l’Italia ha aderito a due guerre in Irak e ad una in Libia: come mai adesso
nessuno si muove?
Si vergogni chi ai tempi ha appoggiato quei governi e chi
oggi strizza l’occhio a xenofobi come Salvini e continua ad andare a Messa! Per
questa gente ci vuole la scomunica, come per i mafiosi.
Dalle info raccolte, ci rendiamo anche conto che il governo
del paese di cui siamo ospiti, ha più di una responsabilità nelle truculente
faccende dell’ISIS, appoggiato in funzione anticurda. E di nuovo la gente è
tenuta buona con la crescita del consumismo, per cui anche qui tanti non vogliono
vedere, sapere, intervenire. Che tristezza vedere la piega che sta prendendo
Erdoğan e il suo
clan!
Nei due giorni passati a Midyat (60 km a est di Mardin) e nel Tur Avdin (il
monte degli dei) abbiamo potuto visitare molti bellissimi monasteri, alcuni
grazie a Dio restaurati negli ultimi anni, altri in desolante abbandono.
I cristiani scappano e il Vescovo siro ortodosso della zona
- residente nello stupendo Mor Gabriel (fondato nel 397!) e con cui ci siamo
intrattenuti mezz’ora - si arrabbia anche con l’Europa che accoglie i cristiani
orientali invece di aiutarli a restare a casa loro.
Ci ha accompagnato nelle visite una persona da conoscere:
Sayde, una signora svizzera, nata però in un villaggio siriano, a pochi km da
qui, in territorio turco. La sua famiglia era emigrata appunto in Svizzera, lei
aveva una sua agenzia turistica a Lugano, era indipendente e ben sistemata. Ha
deciso di lasciare tutto e tornare qui, aiutare i cristiani locali, far
conoscere attraverso i viaggi queste zone e così aiutare anche la gente a restare.
Parla il turco, l’arabo, l’italiano, un po’ di tedesco e inglese … e
naturalmente l’aramaico, la lingua di Gesù e di questi luoghi, un tempo tutti
siriani e cristiani!
Donna e sola, mi raccontava le enormi battaglie per farsi
accettare qui nei primi anni. È
riuscita, in forza dei suoi natali, a recuperare la nazionalità turca. Adesso
ha anche una socia, un’altra cristiana siriaca del luogo, tornata dalla
Germania, con lo stesso intento di aiutare i cristiani locali. Sayde mi
racconta che per lei è stato proprio un rispondere ad una chiamata del Signore.
Me l’hanno presentata i mitici Ugolini che la conoscono bene.
Negli ultimi mesi si dedica molto ai bambini profughi
dall’Irak.
Che storie, che scelte, che vite!
Naturalmente una parte del tempo l’ho anche dedicata a
pensare un viaggio per portare l’anno prossimo chi di voi vorrà conoscere
questa chiesa sorella e questi fantastici monasteri. E quindi su e giù anche a
visitare alberghi e strutture, a ipotizzare itinerari ecc.
E dico seriamente che un viaggio – pellegrinaggio così,
sarebbe un vero regalo da fare a se stessi, per aprirsi alla ricchezza di
questi luoghi, di queste chiese, di questo eroico cristianesimo abbandonato da
noi occidentali, quando non addirittura da noi perseguitato perché monofisita!
Ma prima di Midyat, Mardin e del Tur Avdin, cosa era
successo?
La fermata precedente l’avevamo fatta a Şanliurfa, l’antica
Edessa, centro teologico e spirituale di primo piano nel cristianesimo antico, che
per secoli ha formato i missionari partiti per l’India, per la Cina, per
l’estremo oriente.
Una mezza giornata l’abbiamo dedicata a questa città che
conserva luoghi antichi e perfino la grotta dove si dice sia nato Abramo! Da
secoli è un centro religioso mèta di pellegrinaggi per i musulmani che vengono dall’Irak,
dalla Siria, dall’Iran, dall’Arabia, ecc. e riconoscono in Abramo il loro
patriarca. I pellegrini sono devoti e pregano. Ma anche qui il fondamentalismo
è in crescita, rispetto a 30 anni fa.
NB. Su questi vari
luoghi potete farvi una prima idea dalla mia rinnovata guida sulla Turchia,
uscita a marzo presso EDB. Un piccolo spot pubblicitario concedetemelo!
Siamo dunque arrivati il 5 novembre all’ora di pranzo, dopo
420 km di ottima autostrada.
Io non ero molto in forma perché da un paio di giorni avevo
un po’ di dissenteria, che ha dato il cambio al raffreddore e mal di gola dei 3
giorni precedenti. Niente di grave ma sufficiente a levare un po’ di forze e di
voglia di viaggiare.
Anche per questo sono in ritardo col blog!
La mattina dopo, il 6, – partite prestissimo le nostre due
compagne di viaggio, rientrate in Italia come previsto – siamo rimasti io,
Sebastiano e Murat, l’amico turco, guida colta e sensibile, che purtroppo in
questo periodo ha seri problemi di intolleranze alimentari. La partenza di
Valentina e Caterina ci dispiace non poco perché la loro sensibilità discreta e
acuta, femminile, era preziosa. Sono due madri di famiglia, amiche, col loro
lavoro così diverso (una è magistrato, l’altra pittrice e decoratrice, ma fa
anche strani e incredibili oggetti): hanno avuto non poco coraggio ad
imbarcarsi in questo viaggio, nato un po’ per caso quest’estate a Carezza.
Viaggiare insieme uomini e donne, non sposati tra loro,
certo è una cosa un po’ strana in questi paesi, ma la colgo come una
testimonianza che offriamo su un punto fondamentale su cui la Bibbia è chiara:
gli uomini non possono essere tali senza le donne, e viceversa. Contro ogni
autosufficienza, ogni esclusivismo, ogni monolitismo! E non ci sono solo i
rapporti affettivi di tipo matrimoniale: tra uomini e donne, nel Signore, sono
possibili amicizie e arricchimento reciproco.
A Şanliurfa eravamo giunti provenendo da Tarso dove eravamo
arrivati il tardo pomeriggio del 4: abbiamo fatto una sosta per celebrare la messa
e salutare le tre care Suore Figlie della Chiesa che accolgono i pellegrini in
una chiesa siriana del 1800, traformata in museo. Sono le uniche tre cristiane
in tutta la città (250 mila abitanti) che ha dato i natali all’Apostolo! Incontro
breve ma come sempre significativo. A
Tarso abbiamo anche dormito.
Il giorno prima, la mattina del 4, eravamo partiti da
Alanya: abbiamo fatto la stupenda strada – ma piena di sali e scendi, curve e
montagna – lungo la costa: 6 ore di panorami mozzafiato su baie, golfi, pinete.
Unica interruzione la visita di un castello sul mare, un bel bagno (loro,
perché io ero malandato, come detto) e uno spuntino a base di frutta.
Ad Alanya invece eravamo stati fermi due giorni, in un
albergo direttamente sulla spiaggia (25 euro in camera singola, con cena e
colazione incluse!) dove ci siamo gustati un mare stupendo, sole e passeggiate
sulla battigia. Ma abbiamo anche visto i resti del grandioso castello sulla
rocca di Alanya, passeggiato sul lungo mare e invidiato a più non posso il
bello sviluppo turistico che avrebbe potuto avere la costa calabra e sicula, se
solo fossimo un po’ più intelligenti a comprendere che quelle ricchezze
naturali sono il nostro petrolio.
La rabbia per il mancato sviluppo in Italia e la goduria per
questo tratto di costa dal mare incontaminato, che non vedevo dal 1982, hanno
sempre camminato di pari passo nel nostro cuore.
Tante le considerazioni di politica economica fatte, specie
con Sebastiano (docente universitario di storia dell’economia) …
L’armonia tra noi è sempre stata ottima e abbiamo celebrato
ad Alanya anche due belle messe sul nostro balcone vista mare. Unico neo un
guasto all’auto, presa a nolo ad Antalya; ma con la presenza di Murat ce la
siamo cavata in una buona officina Peugeot in meno di una mattinata.
Il 3 pomeriggio, loro hanno anche visitato un lago
artificiale, con tanto di canyon, freschi luoghi da picnic ecc. ecc., mentre io
boccheggiavo in camera nel mio primo giorno di dissenteria.
Ad Alanya eravamo arrivati da Antalya, dove il gruppo si è
composto il 30 sera. Il 31 abbiamo visitato la città vecchia, il museo (ricchissimo
di vestigia e statue del tempo romano …) e il porto, ancora intatto dai tempi
di Paolo e Barnaba che da qui sono ripartiti alla fine del primo viaggio
missionario.
La città antica è molto carina, con le case antiche trasformate
in piccoli alberghi, pensioni, ristoranti, negozi di souvenir … e insieme alla
temperatura deliziosa ha conquistato subito i 3 nuovi compagni di viaggio,
arrivati da Bologna via Istanbul, con Pegasus airlines, a prezzo stracciato
(meno di 200 € per 4 tratte aeree!).
Ad Antalya io ero invece arrivato il 29 notte da Catania. Ho
trascorso il 30 nel preparare il viaggio, trovare l’auto a nolo, fissare
l’albergo per le 2 notti che siamo stati lì insieme, fare piccole spese,
cambiare il denaro, ecc. Murat ci ha poi raggiunto il 31 sera con il suo
pessimismo cosmico, i suoi malanni fisici e la sua fedele e gratuita amicizia,
provenendo dopo 10 ore di pulmann (non ama l’aereo!) da Kuşadasi, sulla costa egea!
Il 29 ottobre sono partito dalla Sicilia, ora è l’8 novembre
sera e sto scrivendo ormai da alcune ore.
Cosa dire in sintesi?
Butto lì alcune cose, per punti …
Viaggiare fuori stagione, ma con 27 gradi alle 2 del
pomeriggio, serate fresche, pochissima gente, prezzi la metà dell’agosto … è
proprio un bel viaggiare!
Tornare in Turchia e ripercorrere la strada che avevo fatto
30 anni fa, ha avuto un suo significato profondo: i cambiamenti di questo paese
aiutano a ripercorrere la nostra storia, sia per quello che abbiamo fatto sia
per quanto invece abbiamo fallito. Lo sviluppo non è un demonio in quanto tale,
ma sia la Turchia ha imparato poco dai nostri errori, ricalcandoli supinamente,
sia noi abbiamo imparato poco da loro su cosa significa valorizzare la
meravigliosa costa mediterranea. Ancora una volta il meticciato di culture,
uomini, istituzioni, esperienze potrebbe aiutarci; così come l’ascolto dell’esperienza
altrui, la memoria e lo studio del passato, anche recente, il confronto libero
da pregiudizi. Ma sono prassi poco praticate.
Per 30 anni ho parlato di quanto avveniva in Turchia: solo
ora qualcuno comincia ad ascoltare. Prima solo incredulità e slogans. Oppure
superficiale curiosità, come quando si parla di Marte o delle macchie del sole.
Per me è stata anche l’occasione per ripensare a questi
anni, ai primi pellegrinaggi avventurosi e coraggiosi in una Turchia arretrata di 50 anni rispetto a noi. Avevo avuto tante preziose intuizioni
allora: le ho portate avanti in modo un po’ disordinato, me ne rendo conto ora
con chiarezza.
Definirei
questi giorni una vacanza inteligente. Certo una vacanza, ma piena di
interessi, capace di allargare il cuore, vissuta in semplicità, scoprendo posti
splendidi. Anche viaggiare fuori stagione costa, ma la metà: è proprio
impossibile o potremmo provarci? È
proprio impossibile coniugare vacanza, cultura, spiritualità? Certo non si può
improvvisare o essere ingenui, ma non potremmo aiutarci a ripensare le vacanze
e gli stili di vita, le abitudini?
La parte più significativa è stata sicuramente la visita dei
monasteri, la storia millenaria di questa chiesa siriana a noi sconosciuta.
Oltre a fare gemellaggi con parrocchie e chiese dell’America latina e dell’Africa,
non potremmo “uscire a trovare i nostri fratelli” sulla scia di Mosè (Es 2,11),
cominciando dai più vicini? Bisogna proprio restare solo tra noi cattolici
romani o potremmo fare dell’ecumenismo di base, interessandoci a queste chiese
sorelle con cui ci siamo bastonati per secoli? Non sarebbe l’ora di una
grandiosa riconciliazione?
Papa Francesco a fine mese verrà qui in Turchia, incontrerà
Bartolomeo IV, personaggio di notevole caratura: possiamo pregare perché
succeda qualcosa di veramente nuovo? O penseremo che tutto questo non ci
riguarda ed è importante solo la nostra parrocchia, associazione, centro
giovanile, oratorio e il mantenere tutte le messe domenicali e riunioni fissate
da decenni di abitudini?
A Mor Augin abbiamo incontrato un unico monaco, Joaqin, dallo
sguardo calmo, profondo, affascinante: ha iniziato a restaurare l’antica chiesa,
come Francesco d’Assisi! Ci sono altri come lui, proprio in questo mondo
secolarizzato, consumistico, ecc. ecc.: nelle nostre famiglie cosa proponiamo
ai figli? Per cosa li prepariamo? Quale senso offriamo per una vita
significativa? Perché si fa fatica a dire che il Regno di Dio qui in terra è
l’impresa a cui scrivere la prima delle domande di assunzione?
La bellezza della creazione è rifulsa ai nostri occhi, in
questi giorni, in modo abbacinante: per goderne e riempirci di luce, dobbiamo
fare delle scelte sugli stili di vita.
Noi 5 non siamo più bravi di altri; ho semplicemente proposto
qualcosa di meno scontato, sulla base di una esperienza che dopo 30 anni,
constato che è ancora capace di afferrare gli occhi, il cuore, il corpo, la
mente. Qualcuno dei più giovani vuole raccogliere questa piccola eredità?
Qualcuno vuole scoprire questo incredibile Medio Oriente invece di sognare le Maldive,
i paradisi tropicali, le mète esotiche dell’estremo oriente o Cuba o, peggio,
New York?
Nell’ultimo numero di Popoli ne spiego le ragioni.
Buona domenica.
Vi porto nel cuore.
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