mercoledì 15 ottobre 2014

alle 22 del 14 ottobre



14 ottobre alle 22.00
Benedetto sia chi ha messo questo lampione potente che mi permette di lavorare con una buona luce, avendo a 50mt il mare con il suo dolce e fragoroso infrangersi di onde leggere, grazie ad un venticello di scirocco. Per il resto silenzio assoluto. Sono ancora a Chiatona mare, una cinquantina di case, i bagni, i bar, i negozi … tutto chiuso. Ma due ore la sera apre un bar, Gennaro il giovane titolare, che ha anche 7-8 camere – pomposamente hotel bella oasi - che guardo per scrutare una possibilità di tornare con le famiglie; fuori stagione ovviamente perché in luglio agosto ci sono tutti gli abitanti di Massafra che si riversano, un casino impossibile, con più parcheggi che a Rimini. Forse una decina invece i residenti invernali e qualcuno che viene nelle ore calde …
Ieri prima giornata da camperista artigianale: sveglia spontanea alle 5.45, un po’ presto ma d’altronde son passate quasi 7 ore, avevo cenato leggero e niente vino, e per quanto voglia restare a poltrire alle 06.30 sono stufo e mi alzo. Il pulmino gocciola per l’umidità attirata nella notte, mi infilo rapidamente la tuta e per fortuna l’alba comincia ad occhieggiare.
Il mare è stupendo e rapidamente la luce invade tutto e già si sta bene in costume. Per iniziare tonico e togliere l’appiccicume della notte, niente di meglio che un buon bagno in mare e così alle 8 nuoto vigorosamente in un mare liscio. Poi le lodi e quindi mi avventuro nella prima colazione con la mia moka da 6 piena di orzo in polvere, caffè decaffeinato e caffè vero: il fornellino piazzato sul muretto del lungomare va alla grande e così non faccio a tempo a mangiarmi un bel pezzo di formaggio e pane carasau portati da PD, che già la mia brodaglia nera è fumante e pronta a ricevere anche i biscotti. Tutto funziona nella calma, nella luce, nell’immensità del mare che ho sempre davanti … E anche il water di plastica portatile fa il suo dovere, dietro l’ultima casa del lungomare: lussi possibili solo fuori stagione, ovviamente!
La giornata inizia a scaldare bene e alle 10.30 ci sono già 24 gradi piacevoli. Una lunga camminata sulla spiaggia e poi mi tuffo nei libri, seduto sulla sdraio - sotto un gazebo che mi aspettava da una eternità perché benedicessi la Provvidenza.
Inizio dal libro sulla Calabria di p. Pino Stancari, acuto e profondamente immerso nel mistero pasquale, come sempre. Mi offre gli spunti di meditazione del mattino.
Un piatto di penne cucinate sul solito muretto e condite con il pesto fatto a casa quando le mie piantine di basilico erano stracolme di foglie da cogliere al volo (ne ho vari barattolini) … è il pranzo, seguite da una bella mela. Ma, ahimè, scopro che i vasetti hanno tracimato l’olio, erano troppo pieni e si sa che col caldo l’olio aumenta di volume: lavare tutti i vasetti e la borsa frigo e riporli di nuovo, svuotati in cima, occupa un po’ di tempo, ma per fortuna c’è una fontana a metà del lungo mare. Mi sento molto zingaro, ma il tutto aiuta la ginnastica utile per la digestione.
Pian piano sto anche riorganizzando varie cose nel pulmino, alla luce del viverci concreto.
Il pomeriggio mi tuffo invece nel libro di Paolo dall’Oglio La collera e la luce, editrice EMI.
VE LO CONSIGLIO CALDAMENTE!!
È più utile di tutte le stupidaggini che dicono nei notiziari.
Sono acque di morte che mi avvolgono e mi immergono in un mare di dolore: mi fa bene, entro finalmente nell’umanità che accompagno a distanza. Mi sono allontanato dall’ordinario per essere più vicino a questa gente, a queste vicende, a questa umanità, a questo dolore, a questa rabbia.
La preghiera viene spontanea …
A cena mi sparo un vasetto di spezzatino di fesa di tacchino, con verdure: anche questo preparato a PD. Sano, leggero, economico, pratico. A seguire un calice di vino al bar, così ricarico i vari aggeggi tecnologici.
Dopo cena, sotto il lampione mi lancio nella lettura di un romanzo regalatomi per il compleanno da una cara amica: Venuto al mondo di Margaret Mazzantini.
È quello che mi ci vuole e siccome sono ingordo ne trangugio 100 pagine: una storia d’amore, di dolore, di sterilità e maternità, di guerra. Cose eterne.
Oggi mi alzo più tardi e ormai so qual è la trafila, che ripeto con piacere. Alle 10.30 ci sono già 25 gradi, una bella arietta e tutto è perfetto per riprendere la lettura che mi accompagna fino alle 16, alternata alle passeggiate sulla battigia.
La vicenda della protagonista mi prende, in particolare le pagine sulla sterilità – maternità. Riassume quanto ho intuito in varie occasioni, ma anche mi illumina e mi fa scendere in profondità.
Mi accompagna una domanda: persone così, entrando in una chiesa, cosa mai possono trovare che le aiuti davvero a dare un senso a quanto vivono, a percepire un bagliore dell’Onniabbracciante (s. Agostino) nella fatica della loro vicenda umana?
Credo si possa rispondere onestamente: quasi nulla!
Papà Francesco ha ragione un milione di volte.
Ma passerà inascoltato, come tutti i veri profeti, come tutti gli uomini di Dio, come tutti coloro che prima si fanno prossimi e poi tutto il resto.
Mi rendo conto che noi cristiani - me per primo - abbiamo cessato di ascoltare sul serio la gente, i loro drammi, la loro ricerca, la sincerità dei loro amori per quanto scombinati, la bellezza e la fatica del vivere sul serio.
Noi abbiamo da vendere, come tutti, un nostro prodotto: parole, comandi, riti, appartenenze.
Ha ragione Paolo Dall’Oglio quando dice che la Bibbia parla tanto di guerre e noi invece abbiamo scansato quelle pagine, ce ne siamo scandalizzati, abbiamo fatto la retorica della pace – salvo poi ingrassare ISIS, comprando il loro petrolio al mercato nero a prezzi stracciati per poi riprenderci i soldi dati, vendendo loro le nostre armi e in nostri carrarmati di terzultima generazione! E ancora una volta ha ragione papà Francesco: dietro le molte guerricciole ci sta la nostra avidità, il nostro mammona, il nostro non voler sapere. Noi siamo preoccupati solo del PIL e di difenderci.
Ne ho la riprova alla messa cui partecipo in serata, salito a Massafra.
Una bella messa, con i canti, l’omelia, la cura e la calma del buon anziano celebrante: il meglio che si possa sperare per una messa feriale.
Ma così estranea dalle vicende di Paolo, dalle esperienze vitali dei personaggi del romanzo dietro cui sta un’autrice di grande sensibilità, inteligenza ed esperienza dell’umano!
Eppure il brano della lettera ai Galati, il vangelo, il sangue versato e il pane spezzato … sarebbero proprio in sintonia con le angosce di Paolo e con il mondo di Gemma, la protagonista del romanzo!
Ma tant’è ...
L’unica cosa utile è lasciarsi trafiggere e restare, con qualche piccola preghiera smozzicata nel cuore.
Torno davanti alla voce e immensità mare, alla solitudine di Chiatona, borgo divenuto già familiare in poche ore: so dov’è la fontana, il lampione amico, dove piazzare il pulmino. Sì, siamo pellegrini, ma abbiamo bisogno anche di una casa.
Vi porto nel cuore.

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